Roma, 11 mag. (AdnKronos) - Una certificazione che migliora la performance aziendale offrendo ai dipendenti una condizione di lavoro che garantisce la cosiddetta work-life balance. E' il 'marchio' Family Audit', ideato dalla Provincia autonoma di Trento e promosso su scala nazionale dal Dipartimento per le politiche della famiglia. Finora sono 121 le organizzazioni coinvolte nella certificazione e ora, grazie al secondo Bando nazionale, si offre l'occasione ad altre 50 aziende italiane di acquisire la certificazione. E' possibile presentare le domande per ricevere il finanziamento fino al 31 maggio.
La certificazione è nata nel 2009 come progetto territoriale in Trentino, poi, visti i risultati, è stata esportata nel resto d'Italia. Il marchio Family Audit viene assegnato alle organizzazioni che si impegnano a intraprendere il processo di tre anni che prevede l'attivazione di un piano di misure con il coinvolgimento attivo del management e dei dipendenti, facendo attenzione alle diverse fasi di vita sia dell'organizzazione che delle persone.
Nelle scorse settimane è stato pubblicato il secondo bando nazionale che finanzierà il processo Family Audit: anche questa volta saranno ammesse al finanziamento 50 organizzazioni, private o pubbliche, garantendo la rappresentatività di tutte le regioni e di ogni fascia dimensionale (numero di dipendenti).
Quali i vantaggi? La certificazione migliora il clima aziendale (come certificato da un'indagine dell'Università di Bologna); determina una maggior consapevolezza di diritti e doveri in tema di permessi e una conseguente riduzione dei costi del personale (meno ore di permessi, di straordinari, di malattia); accresce la responsabilità dei dipendenti e la sensibilità da parte dell'azienda nei confronti della genitorialità; prevede flessibilità oraria/telelavoro in sostituzione del part time per permettere anche a chi ha figli o familiari a carico di coprire ruoli di responsabilità; migliora la cultura aziendale sul valore della conciliazione e delle pari opportunità e il valore economico delle donne in azienda.