È stata la panacea degli anni Cinquanta, è l'incubo del XXI secolo: parliamo della plastica, utilizzata in (quasi) ogni oggetto quotidiano e difficile da sostituire per le sue proprietà che la rendono economica e resistente. Da anni si cerca di trovarle un'alternativa biodegradabile (la cosiddetta bioplastica, secondo studi recenti, non sembra esserlo molto), e ora un team di ricerca cinese mette sul tavolo una proposta: un materiale 100% a base di bambù, resistente ed ecosostenibile, capace di biodegradarsi in appena tre mesi.
Il problema... Il bambù, molto abbondante in Cina, è una pianta che cresce e si rinnova molto velocemente: la sua struttura naturale però è poco plastica, poiché le proprietà adesive delle cellule di bambù sono molto basse, e per questo finora è stato impossibile creare un materiale sostitutivo della plastica fatto al 100% di bambù. Le bioplastiche ottenute con l'aggiunta di altri composti (come l'amido) hanno diversi aspetti negativi – sono sensibili all'acqua e lavorarli costa molto.
...la soluzione. Per migliorare la plasticità del bambù gli studiosi hanno quindi sviluppato un metodo che ne altera la struttura cellulare prima di pressarlo a caldo facendolo diventare una "plastica" riciclabile e resistente all'acqua. Il procedimento consiste nel trasformare il bambù in polvere e utilizzare sostanze chimiche ecologiche per rimuovere parte della lignina, la sostanza organica che si lega alla struttura cellulare rendendola rigida: «In questo modo riusciamo a migliorare la plasticità del bambù rimuovendo in modo selettivo parte della lignina e rompendo la struttura cristallina della cellulosa», spiegano i ricercatori.
Il materiale così creato ha "un'eccezionale robustezza meccanica", per cui potrebbe essere classificato come plastica rigida come il PVC (e diventarne un sostituto).
Riciclabile e biodegradabile. La plastica 100% di bambù può essere ridotta in polvere e pressata nuovamente – aggiungendo acqua – per creare altro materiale, oppure riciclata nel suolo, dove si decompone in appena 90 giorni.
Per rendere il procedimento più rapido si potrebbe partire direttamente dalla polpa della pianta, che non ha lignina, e ridurre così gli step necessari alla produzione del biomateriale. «Si tratta di soluzioni promettenti per sostituire la plastica convenzionale con alternative sostenibili, e promuovere un utilizzo di grande valore delle risorse di bambù», concludono i ricercatori.