Il problema potrebbe sembrarci lontano, visto che per ora sta coinvolgendo solo siti americani e canadesi, in particolare negli Stati dell'Alaska e della British Columbia; ma gli tsunami lacustri sono ormai senza alcun dubbio un problema, e chissà che in futuro non possano arrivare a coinvolgere anche il nostro Paese. Per ora si tratta di fenomeni innocui perché avvenuti in aree non abitate, ma stando a quanto affermato dal geologo Bretwood Higman durante la riunione annuale della Seismological Society of America la possibilità che si verifichino anche in zone che mettono a rischio la popolazione è parecchio alta.
Come nasce uno tsunami lacustre. Il fenomeno degli tsunami nei laghi è causato da una combinazione di fattori, ed esacerbato, forse non serve neanche specificarlo, dal riscaldamento globale. Con l'aumento delle temperature, infatti, aumenta la probabilità del distacco di grossi pezzi di ghiaccio dai ghiacciai che sovrastano certi laghi; questi trascinano con loro anche la terra sottostante, generando enormi frane che si riversano negli specchi d'acqua. Le conseguenze sono facilmente prevedibili: ci viene naturale associare gli tsunami a mari e oceani, ma onde anomale si possono generare anche in specchi d'acqua chiusi – come i laghi, appunto. Negli ultimi anni, fenomeni simili sono avvenuti in luoghi disabitati (Cowee Creek, Brabazon Range, Pederson Lagoon, tutti nomi noti ai geologi), e non hanno quindi causato danni a persone o edifici.
Problema nostro o solo loro? Secondo Higman, però, è solo questione di tempo prima che qualcosa di simile accada in laghi più popolati: un esempio fatto dal geologo è quello del lago Portage, vicino alla città di Whittier, in Alaska. E gli tsunami di questo tipo possono avere una portata notevole, anche se colpiscono "solo" un lago: per esempio, nel 2020, la valle glaciale di Elliot Creek, nella British Columbia, venne travolta da una frana di 18 milioni di metri cubi di materiale, che causò uno tsunami con onde alte fino a 100 metri. Vale la pena segnalare che, per ora, questi fenomeni vengono studiati solo nel continente americano, e non sappiamo se anche i laghi alpini in Italia possano essere soggetti al rischio di tsunami; speriamo ovviamente di non doverlo mai scoprire.