Milano, 12 mag. - (AdnKronos) - Una biblioteca trasformata in un knit café, luogo di ritrovo per appassionati di ferri e uncinetto per condividere, tra un caffè e una chiacchierata, la passione di sferruzzare e creare lavori fatti a mano. Un laboratorio come ce ne sono tanti, solo che questo si trova nella Casa Circondariale Femminile di San Vittore e a frequentarlo sono 12 detenute che hanno così l'occasione di realizzare a mano elementi di arredo non di casa ma delle proprie celle.
Gli spazi vitali nel carcere sono spesso limitati e anonimi, pochi metri quadri da condividere con perfetti estranei, contemporaneamente e per lungo tempo. Grazie al laboratorio queste donne possono dedicarsi a un hobby che permette loro di personalizzare il poco spazio a disposizione. A mettere a disposizione tutti gli strumenti necessari, ferri, uncinetti e filati in cotone e lana, è la Dmc Italia, azienda internazionale nel settore dei filati per il ricamo, l’uncinetto e il tricot.
Il progetto di un knit cafè per le detenute è nato da un’idea di Lorenza Branzi, docente alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (Naba) e fondatrice della rete di appassionati di maglia e uncinetto “Do-Knit”, e di Consuelo Redaelli, interior designer, e avviato grazie alla collaborazione con Francesca Masini, funzionario giuridico-pedagogico della sezione femminile della Casa Circondariale di San Vittore,e Dmc.
Alcuni degli oggetti prodotti saranno battuti il prossimo 19 maggio durante l’asta benefica “L’arcobaleno incatenato”, condotta da Philippe Daverio coadiuvato dalla dj La Pina Dj presso la Galleria Antonia Jannone di Milano e l'intero ricavato sarà devoluto al giornale "Oltre gli Occhi", la pubblicazione periodica della sezione femminile del carcere.
“San Vittore è diventato negli anni un contesto a cui approdano storie di emarginazione ed emergenza sociale. Questo progetto rappresenta un’occasione d’incontro, uno spazio di dialogo con la creatività", spiega Francesca Masini, funzionario giuridico-pedagogico della sezione femminile della Casa Circondariale di San Vittore.
"Il Knit cafè - aggiunge - come le altre attività proposte rivolte alla popolazione detenuta, contribuisce a sostenere la dimensione umana della carcerazione. Il knitting si è rivelata un’attività che ha saputo far incontrare le donne di diverse età e provenienze, andando oltre le barriere linguistiche e culturali".