Ecologia

Un fertilizzante dagli scarti, l'economia circolare applicata in agricoltura

si chiama Resafe e nasce nell’ambito del progetto europeo Life+Resafe

Roma, 15 gen. - (AdnKronos) - Il fertilizzante del futuro, all'insegna dell'economia circolare, sarà all'insegna del recupero di ciò che normalmente si butta via. Gli ingredienti? Compost, scarti di allevamenti avicoli e residui derivanti da biomasse. Si chiama Resafe questo fertilizzante organico che consente di ridurre l’impiego di acqua nelle colture e di preservare al meglio la fertilità dei terreni.

Resafe nasce nell’ambito del progetto europeo “Life+Resafe”, un’iniziativa da 1,3 milioni di euro finanziata al 50% dall’Unione europea, sviluppata da un consorzio internazionale composto da Enea, Università “La Sapienza” - Dipartimento Ingegneria Chimica Materiali Ambiente - Astra Innovazione e Sviluppo di Faenza, l’azienda cipriota Enia Rdi Ltd e l’istituto di ricerca spagnolo Cebas-Csic.

La caratteristica più innovativa di questo fertilizzante ‘green’, è di sviluppare una doppia azione ovvero di agire sulle colture, ma anche sulle caratteristiche del terreno, preservandone le funzioni vitali di filtrazione dell’acqua e di ritenzione idrica. Di fatto, il consumo di acqua si riduce e viene preservata o ripristinata la fertilità del terreno, contrastando erosione e impermeabilizzazione del suolo, due fenomeni in aumento.

Questo fertilizzante sfrutta materiali di scarto che diventano risorsa. E' fatto con compost miscelato con pollina, ossia gli scarti degli allevamenti avicoli, e biochar, il residuo della pirolisi di biomasse, e principi attivi vegetali, secondo un procedimento brevettato a livello europeo. "In questo modo - spiega Alice Dall’Ara, referente del progetto per l’Enea - abbiamo ottenuto un prodotto che aumenta la ritenzione idrica del terreno e dei nutrienti forniti alle piante, diminuisce il contenuto di salinità del terreno grazie al biochar e ripristina la struttura del suolo, riducendo il rischio di erosione”.

“Nella versione ‘italiana’ del fertilizzante - prosegue Dall’Ara - abbiamo raggiunto un contenuto di azoto di circa il 3% e si è formata anche struvite, un composto a base di azoto e fosforo che consente di ridurre l’inquinamento delle acque sotterranee”.

Il nuovo fertilizzante è risultato molto interessante sia dal punto di vista produttivo che qualitativo: su 14 prove realiz­zate la “tesi 100%”, ovvero l’impiego esclusivo del fertilizzante Resafe, è risultata la migliore per produttività in 7 casi, mentre in altre 4 prove è risultata seconda.

15 gennaio 2016 ADNKronos
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