Con un ultimo colpo di coda, l'Amministrazione Trump ha deciso di sottrarre oltre 12.140 km quadrati del territorio di Oregon, Stato di Washington e California settentrionale dall'habitat protetto dell'allocco maculato americano (Strix occidentalis caurina), un rapace considerato a rischio estinzione per l'assottigliamento delle foreste.
Secondo i gruppi che si occupano della conservazione di questa specie, il provvedimento è destinato a sventrare di più di un terzo i boschi con dense canopie (volte superiori) in cui il rapace si rifugia e che impiegano almeno 150 anni per rigenerarsi: un ultimo regalo all'industria del legno che da tempo faceva pressioni sul governo federale, e che si sarebbe accontentata di molto meno.
Favori finali. La decisione è solo l'ultima di una lunga serie di approvazioni "dell'ultimo minuto" di leggi che privilegiano il comparto industriale e petrolifero, a discapito della protezione delle aree naturali e delle specie a rischio. Quella che si sta consumando è la degna conclusione di quattro anni di sistemico smantellamento di impianti legislativi a salvaguardia dell'ambiente faticosamente ottenuti in decenni di conquiste politiche.
Dal 2016 ad oggi, l'Amministrazione Trump ha abbandonato ogni tentativo di controllo delle emissioni dannose, impoverito gli standard che garantiscono l'accesso ad acqua pulita e ad aria meno inquinata, penalizzato la tutela del suolo pubblico e degli animali minacciati di estinzione per favorire l'estrazione di combustibili fossili (nel frattempo divenuti meno convenienti anche dal punto di vista economico).
È solo l'inizio. Uragani, incendi, contaminazione delle acque e cessione di territori protetti stanno già pesando duramente sui cittadini statunitensi e specialmente sulle minoranze etniche, sui più poveri e sulle popolazioni native americane.
Le ricadute sull'ingiustizia climatica e sulla crisi climatica globale sono destinate a durare nel tempo e superare lo stesso Trump, in un momento storico in cui ogni passo indietro sulle emissioni dannose rischia di trasformarsi in un'occasione mancata per sempre. Qui di seguito una piccola selezione da una lista, compilata e numerata dal Guardian, di 75 provvedimenti ambientali clamorosi con i quali Trump ha reso l'America e il mondo intero più poveri e inquinati.
In questi ultimi cinque anni, Donald Trump...
1. Ha facilitato l'affitto di suolo pubblico per le trivellazioni di gas e petrolio.
2. Ha abilitato l'espansione delle trivellazioni offshore.
5. Ha respinto le raccomandazioni degli scienziati a rafforzare la legislazione contro l'inquinamento atmosferico, in particolare contro il particolato fine (PM2.5) emesso dagli scarichi dei veicoli e dalle centrali elettriche alimentate con combustibili fossili.
Le comunità più povere e le minoranze etniche USA sono particolarmente esposte a questa forma di inquinamento, associata a un rischio maggiore di ospedalizzazioni, malattie croniche e morte prematura. Inasprire gli standard sul PM2.5 salverebbe la vita di 12.000 statunitensi ogni anno.
9. Ha modificato il modo in cui è applicato l'Endangered Species Act, la legge che dal 1973 si occupa della conservazione delle specie, rendendo più difficile proteggere piante e animali. Ha per esempio limitato la definizione di "habitat critico" per le specie a rischio e annacquato la protezione riservata alle specie "minacciate" (un grado prima rispetto a "in pericolo").
10. Ha rifiutato la cooperazione internazionale sul clima e traghettato gli USA fuori dagli Accordi di Parigi.
13. Ha proposto di aprire la maggior parte delle acque costiere degli USA alle trivellazioni per gas e petrolio.
15. Ha ridotto la protezione dall'inquinamento per laghi, fiumi, affluenti e zone umide. Oggi per esempio i torrenti effimeri, quelli asciutti finché non piove, non risultano più protetti da scarichi industriali e agricoli.
16. Ha proposto di accelerare il processo di revisione ambientale per le compagnie che vogliono aprire trivellazioni nelle foreste nazionali.
22. Ha indebolito le leggi sulle emissioni tossiche e la rete idrica degli impianti a carbone. L'EPA sta revocando gli standard che regolano le emissioni di mercurio delle centrali a carbone, nonostante molti impianti si fossero ormai già messi in regola, e sta arretrando sulle regole che impongono alle centrali di trattare l'acqua usata per rimuovere i contaminanti tossici prima di rigettarla nei fiumi.
30. Ha indebolito gli standard climatici per i nuovi veicoli. I trasporti sono responsabili di più di un terzo del totale delle emissioni statunitensi.
31. Ha ritirato una proposta di legge per proteggere le acque sotterranee in prossimità dei siti di estrazione dell'uranio.
34. Ha approvato la costruzione dell'oleodotto Keystone XL.
37. Ha approvato la costruzione dell'oleodotto Dakota Access (ma è stato battuto in tribunale dalla popolazione Sioux).
40. Ha autorizzato un'asta per la vendita dei permessi di trivellazione nell'Arctic National Wildlife Refuge, un'area naturale incontaminata dell'Alaska popolata di orsi polari e interessata dalla migrazione dei caribù.
46. Ha ribaltato le regole climatiche per il settore dell'elettricità volute dall'Amministrazione Obama, finalizzate ad abbattere le emissioni di anidride carbonica degli impianti elettrici del 32% entro 2030 (rispetto ai livelli del 2005). Queste emissioni stanno comunque calando a causa della convenienza del gas naturale e delle fonti di energia rinnovabile e per l'impegno profuso dai singoli Stati.
52. Ha ribaltato le leggi che limitavano le emissioni di metano nelle operazioni di estrazione di petrolio e gas.
57. Ha annullato i requisiti richiesti per limitare le emissioni di refrigeranti super inquinanti (gli idrofluorocarburi, che sono potenti gas serra).
66. Ha esonerato gli agricoltori e gli allevatori dall'obbligo di comunicare le emissioni derivanti dai rifiuti animali.
71. Ha rifiutato - per bocca dell'EPA - di bandire un pesticida tossico - il chlorpyrifos - associato da più studi allo sviluppo di problemi cognitivi nei bambini.
73. Ha abbandonato la proposta di trasferire le responsabilità finanziarie per la bonifica delle miniere dai contribuenti all'industria.