Ecologia

Turismo a 'quattro zampe', in Italia un affare da 360 milioni di euro all'anno

Accordo Cia-Enci per lo sviluppo

Roma, 17 set. (AdnKronos) - Agricoltore e cane è un sodalizio che funziona. Da oggi, a sancirlo, è il protocollo d’intesa messo a punto da Cia-Confederazione italiana agricoltori ed Enci-Ente Nazionale della Cinofilia Italiana che mette nero su bianco una strategia precisa. Per le famiglie italiane, ad esempio, non sarà più un problema sistemare il proprio amico a quattro zampe per le vacanze: oltre 4.500 agriturismi, disseminati sul territorio, saranno in grado di offrire ospitalità e il massimo del comfort a cani e proprietari.

Tra i contenuti dell'intesa firmata dai presidenti nazionali di Ciaì ed Enci, Dino Scanavino e Espedito Massimo Muto, un marchio di qualità, tipo 'fattoria cinofila', per l’accoglienza del turismo 'a quattro zampe' negli agriturismi e per gli allevamenti 'doc', interventi di recupero dell’istinto difensivo di alcune razze e consulenze fiscali per i proprietari.

Il mondo cinofilo con l’indotto muove la cifra record di un miliardo di euro circa, tra spese veterinarie, certificazioni, commercio, gare, fiere, prodotti per l’alimentazione e cura, attrezzature e oggettistica. Oltre il 75 per cento degli agricoltori ha un cane, come una famiglia di cittadini su quattro; sono circa 140mila quelli di razza purissima censiti e che partecipano ad esposizioni e gare, muovendo un business di decine di milioni di euro ogni anno. Questa cifra cresce fino a toccare il miliardo di euro all’anno, sommando agli oltre 360 milioni del 'turismo a quattro zampe', il mercato degli allevamenti (ogni cane di pregio supera mediamente i mille euro di valore commerciale), quello dei prodotti per la cura, l’alimentazione, farmaci, certificazioni, spese veterinarie e i fatturati dei negozi per il 'pet'.

Del resto, si stimano in circa 2,5 milioni il numero di cani adottati dalle famiglie italiane. Cifra destinata a crescere sensibilmente, in questi tempi di grande e diffuso stress tra le persone, visti i comprovati risultati ottenuti dalla 'pet therapy', che vedono proprio il cane tra i migliori interpreti.

Nel nostro Paese ogni anno si svolgono oltre 2.400 iniziative che vedono l’amico a quattro zampe protagonista e con loro i proprietari al seguito. Gli allevamenti di cani sono aumentati negli ultimi 10 anni di oltre il 15 per cento. Allevare cani, poi, è a pieno titolo un’attività agricola, a fronte di precisi requisiti: non meno di 30 cuccioli nati entro 360 giorni e il possesso di almeno 5 mamme idonee alla riproduzione.

Altro aspetto interessantissimo, presente nell’accordo, è quello relativo alla realizzazione di progetti tesi al recupero dell’istinto difensivo di alcune razze canine, che nel tempo hanno perso la loro vocazione originaria.

L’esempio più eclatante è quello del maremmano-abruzzese utilizzato per proteggere il gregge dall’abigeato in alcuni territori e in altri dall’attacco dei predatori selvatici. Tema, quest’ultimo, tornato di strettissima attualità con il proliferare e la perdita di controllo della fauna selvatica, come lupi e cinghiali, che produce danni enormi e mattanze negli allevamenti ovi-caprini e non solo.

17 settembre 2015 ADNKronos
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