Ecologia

Trump cancella le politiche ambientali di Obama

Metano, CO2, attività estrattive: il Presidente ha dato un colpo di spugna concreto (non solo "urlato") alle leggi più verdi volute da Obama. Compromettendo, senza mai nominarli, gli accordi di Parigi.

Con una firma presso i quartieri generali dell'Agenzia americana per la Protezione dell'Ambiente (EPA), auspicando l'inizio di una "nuova rivoluzione energetica", Donald Trump ha segnato ieri il nuovo passo della politica sul clima del suo governo, svuotando di significato e attuabilità gli impegni richiesti dagli accordi di Parigi.

L'ordine esecutivo atteso dai tempi della campagna elettorale (anticipato da alcune eloquenti mosse negli scorsi mesi), cancella gran parte dei provvedimenti per l'ambiente voluti da Obama. Cerchiamo di capire che cosa prevede, per punti.

Quali sono i punti chiave di questo decreto presidenziale?

1. Via i limiti di emissioni dannose. La Casa Bianca inizierà una revisione del Clean Power Plan, che fino a oggi limitava le emissioni di gas serra nelle centrali di produzione energetica esistenti, con l'obiettivo di ridurle del 32% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030. Inoltre, sarà rivista anche una legge voluta da Obama, che impone forti restrizioni alle emissioni di CO2 per i nuovi impianti, e rende praticamente impossibile costruire una nuova centrale a carbone senza costosi impianti per il sequestro di anidride carbonica e il suo stoccaggio sottoterra.

Entrambe le cancellazioni avverranno senza che attualmente vi sia una nuova regolamentazione da proporre. Trump ha assicurato che Scott Pruitt, nuovo direttore dell'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente, vi sta lavorando. Pruitt è stato uno dei più accesi contestatori, sul piano legale, delle politiche ambientali di Barack Obama, ed è noto per le posizioni negazioniste in fatto di cambiamenti climatici.

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2. Prego! estraete... La moratoria sui permessi per nuove miniere di carbone nelle terre di proprietà pubblica sarà cancellata. Il governo federale americano possiede 570 milioni di acri (oltre 2 milioni e 306 mila km quadrati) di terre con riserve di carbone, che dà in concessione alle compagnie estrattive. Più volte in passato i gruppi ambientalisti hanno sostenuto che questi permessi vengano svenduti e concessi con troppa facilità, un fatto che aveva spinto Obama, nel 2016, a mettere un freno a queste licenze. Freno che sarà cancellato, "per creare nuovi posti di lavoro".

La politica di Trup è criticata da vari osservatori anche per motivi economici e politici: lo slancio data all'attività estrattiva non necessariamente si trasformerà in più posti di lavoro, dato che l'impiego di macchine nell'attività estrattiva è in forte crescita. Robert Godby, economista dell’Università del Wyoming, ha detto infatti : «Non assumeranno nuove persone. Anche se vedremo un aumento nella produzione del carbone, ci sarà una diminuzione dei posti di lavoro».

Un ritorno al passato, anche in termini economici.

3. perdite di metano. Le leggi sulle emissioni di metano dall'estrazione di gas e petrolio saranno riviste.

L'amministrazione Obama si era posta l'obiettivo di portarle a livelli inferiori del 40% rispetto al 2012 entro il 2025, attraverso leggi che obbligano le compagnie a individuare e sanare prontamente eventuali perdite e sversamenti in miniere, oleodotti e gasdotti. Per la gioia dei magnati del petrolio, queste leggi saranno riscritte.

4. i costi del global warming. Le stime sui costi sociali dei gas serra usate da Obama per giustificare le sue politiche ambientali saranno riviste, perché considerate poco trasparenti. Nel 2009, l'amministrazione Obama aveva chiesto a decine di agenzie di stimare il costo sociale di una tonnellata di CO2, e nel 2015 questa cifra è arrivata a 36 dollari (i costi si riferiscono per esempio ai danni legati a siccità, inondazioni ed eventi climatici estremi legati al global warming). Per molti questa cifra andrebbe rivista al rialzo, ma gli uomini di Trump vorrebbero abbassarla, magari considerando i danni che i cambiamenti climatici fanno solo negli Stati Uniti, e non a livello globale.

La siccità in California vista dall'alto. Vai alle foto © Lucy Nicholson, Reuters/Contrasto

5. nessun ostacolo allo sviluppo. Saranno cancellate le valutazioni di impatto ambientale che possano ostacolare la produzione energetica interna degli Stati Uniti.

Quali gli effetti sul rispetto degli accordi di Parigi?

Anche se il trattato finale della COP21 non è mai stato direttamente nominato da Trump, le decisioni firmate dal Presidente - se non annullate da giudici federali - determineranno un sicuro fallimento degli obiettivi americani di ridurre le emissioni del 26 % sotto i livelli de 2005 entro il 2025. La riduzione potrebbe fermarsi al 14%. Anche solo il contenimento delle emissioni di CO2 era fondamentale per il rispetto degli impegni presi dagli USA verso il resto del mondo.

Che cosa non può fare quest'ordine esecutivo?

Secondo alcuni osservatori, molti dei provvedimenti presi da Obama sono ormai talmente parte del tessuto economico statunitense che potranno soltanto essere indeboliti da queste riforme, ma non cancellati. Per esempio, molte aziende stanno passando alle energie rinnovabili, spesso più economiche e vantaggiose, e non saranno questi provvedimenti a fermarle. Quello che accadrà, tuttavia, sarà la perdita dello slancio necessario ad interventi concreti contro i cambiamenti climatici. Se vogliamo provare a salvarci davvero, serve un grande salto, non una stagnazione.

29 marzo 2017 Elisabetta Intini
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