Milano, 5 giu. - (AdnKronos) - Dal residuo in campo alla produzione e distribuzione fino alle case dei consumatori, a livello globale ogni anno lo spreco di cibo vale una volta e un terzo il Pil italiano, ovvero circa 2060 miliardi euro (per fare un paragone, il Pil del 2013 è pari a 1560 miliardi di euro). In Italia lo spreco domestico vale lo 0,5% del nostro Pil. Ma dove si spreca davvero, e perché? Secondo il nuovo sondaggio Waste Watcher – Knowledge for Expo che ha coinvolto 1000 famiglie italiane, a sprecare di più sono i supermercati e la grande distribuzione (36%), seguiti da ristoranti (18%), famiglie (15%), mense scolastiche (12%), ospedali (11%) e mense in generale (8%).
Ma si tratta di una percezione falsata, secondo Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market e presidente del Programma nazionale di prevenzione dello spreco alimentare avviato dal ministero dell’Ambiente nell’ambito del Piano nazionale di Riduzione dei Rifiuti. "Il 36% degli italiani incolpa innanzitutto i supermercati e la grande distribuzione: eppure - sottolinea Segrè - è nella pattumiera di casa che ogni anno bruciamo cibo per oltre otto miliardi e mezzo di euro".
Tornando al sondaggio, gli italiani intervistati hanno individuato nell'eccesso di acquisti la causa principale dello spreco domestico (49%), seguita dall'incapacità a conservare gli alimenti (38%) e dalla cattiva abitudine a cucinare troppo (12%). Ma c'è anche chi dà la colpa alle offerte (10%), a cibi venduti già vecchi (8%) e a tempi troppo lunghi tra una spesa e l'altra che fanno deteriorare i cibi (7%).
Il problema dello spreco alimentare è comunque molto sentito: il 44% ritiene che la quantità di cibo che giornalmente viene buttato via sia "grande" (con un +10% rispetto al 2014, a dimostrazione delle crescente sensibilità sull'argomento), il 34% la ritiene "piccola" ed è "moderata" per il 22%. Comunque, l'83% si dichiara "molto" e "abbastanza" preoccupato per lo spreco alimentare, è poco preoccupato il 16% e solo il 2% per nulla preoccupato.
Ma cosa si spreca di più? Il 45% della frutta e verdura, il 30% del pesce e il 20% della carne. E tutto questo "mentre 10 milioni di italiani vivono e si alimentano in condizioni di povertà", sottolinea Segrè per il quale la soluzione è nell'educazione alimentare. "Chiediamo venga inserita come materia di insegnamento nelle scuole e affiancata da una capillare campagna di comunicazione per i cittadini", aggiunge.
"Quattro italiani su cinque (il 77%) insegnano ai loro figli innanzitutto a non sprecare il cibo. Prevenire, quindi, è molto meglio che punire: la proposta di legge francese colpevolizza un anello della filiera alimentare che da 20 anni ha avviato progetti concreti di recupero delle eccedenze.
E infatti lo spreco della distribuzione si attesta al 3,3% dello spreco globale di cibo in Italia".