Roma, 24 giu. - (AdnKronos) - Dalle battaglie degli anni ‘80 contro gli scarichi selvaggi in mare, alla legge sulle aree protette, passando per la prima commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, le battaglie contro i condoni edilizi e gli abbattimenti degli ecomostri. Fino alle legge sugli ecoreati, il collegato ambientale e l’approvazione della norma sulle agenzie ambientali. Trent'anni che hanno fatto la storia della difesa del mare e delle coste del nostro Paese raccontati in una mostra allestita alla Casa del Mare - Borghetto dei Pescatori di Ostia in occasione del passaggio della Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente.
La mostra “30 anni dalla parte del Mare”, realizzata con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e la collaborazione di RomaNatura, dell’area marina protetta di Secche di Tor Paterno e di Ferderparchi, racconta in ventidue pannelli come in Italia sia cresciuta l'attenzione e la sensibilità verso le azioni di tutela e valorizzazione della risorsa mare.
“È una storia che traccia un buon inizio per la difesa dell’ambiente in Italia, anche se la strada è ancora lunga e i pericoli di attacco al mare e alle coste italiane sono tutt’altro che debellati - dichiara Rossella Muroni, presidente di Legambiente - Occorrono iniziative che ristabiliscano la sostenibilità di pesca, del turismo e dei trasporti e un nuovo approccio nell’utilizzo del mare e delle coste, quel modello virtuoso che ci è imposto dall’Europa e per il quale la regione Lazio ha tutti i numeri, le idee e le infrastrutture per diventare un modello a livello nazionale, riconvertendo la sua economia in maniera blue e green”.
L’esperienza della tutela del mare, in Italia, ha origine nel 1982 con la legge n. 979 per la “difesa del mare”, che introduce il concetto di inquinamento marino, oltre a procedure e organi per la salvaguardia di mari e coste. Una legge avveniristica, per quel periodo, che infatti trova ancora oggi applicazione in molti campi. Negli anni successivi, le politiche di tutela del mare in Italia hanno avuto un impulso crescente, a partire dall’istituzione di aree marine protette (Amp), che si è affermata come la strategia più funzionale, nel breve e medio periodo, per la protezione degli ecosistemi costieri e marini.
A distanza di 30 anni dall'istituzione delle prime due aree marine prottete, l'Italia si è guadagnata un ruolo importante nella protezione marina a livello europeo e di bacino del Mediterraneo, soprattutto in termini numerici: è il Paese europeo con più Amp e più ettari di mare e fondali difesi.
Quasi un’anomalia, per un Paese che ha stentato, in questi ultimi decenni, a tenere il passo dei Paesi europei più sviluppati nel campo delle politiche ambientali.
Non mancano i terreni di confronto per le prossime sfide: con l’ultimo Rapporto sulla biodiversità italiana infatti, Legambiente ha rilevato che il 60% delle specie e il 77% degli habitat sono minacciati dall’innalzamento delle temperature, da un uso sconsiderato del suolo e da un eccessivo prelievo delle risorse.
“Sono stati anni entusiasmanti che ci hanno permesso di proteggere luoghi unici al mondo, e per quest'isola sotto al mare che sono le secche di Tor Paterno sono stati fondamentali", ricorda Maurizio Gubbiotti, commissario di RomaNatura. Trent’anni fa, ricorda il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, “il nostro Paese poteva contare su appena due piccole riserve marine: quella attorno all'isoletta di Ustica e la riserva di Miramare, nel golfo di Trieste".
Oggi, invece, "l’Italia ha il sistema di aree marine protette più ricco e solido del Mediterraneo, con ben 29 siti tutelati (se si considerano anche i due parchi sommersi di Baia e Gaiola) per un totale complessivo di circa 228mila ettari di mare e 700 chilometri di litorale protetti, quasi un decimo dello sviluppo costiero nazionale. Un ottimo risultato figlio dell'iniziativa del Ministero dell'Ambiente e dell'attività di stimolo e di creazione del consenso messa in atto da Federparchi, dagli enti locali e dalle associazioni ambientaliste".
"Si tratta di un lavoro che si traduce in strategiche azioni di tutela e conservazione della biodiversità, ma anche - conclude Sammuri - in attività di promozione del territorio e di sperimentazione e messa a punto di buone pratiche in materia di turismo sostenibile che sono diventate modello di riferimento per il resto del Paese”.