Ecologia

Treni regionali in crisi, 90mila pendolari in meno ogni giorno

Sono questi in sintesi i dati di Pendolaria 2014, il dossier di Legambiente che traccia un quadro preciso sulla situazione e gli scenari del trasporto ferroviario pendolare in Italia e presenta le sue proposte

Roma, 18 dic. - (AdnKronos) - Un’Italia a due velocità: quella di Frecciarossa e Italo in crescita e quella di Intercity e treni regionali con tagli e passeggeri in calo: -90mila ogni giorno. Sono questi in sintesi i dati di Pendolaria 2014, il dossier di Legambiente che traccia un quadro preciso sulla situazione e gli scenari del trasporto ferroviario pendolare in Italia e presenta le sue proposte. Sul versante 'alta velocità', il rapporto evidenzia che tra Roma e Milano l’aumento dell'offerta in 7 anni è stato pari al 450%, e anche nel 2014 crescono dell’8% i passeggeri. Sui treni regionali, invece, si viaggia troppo spesso tra tagli (-21% in Abruzzo e -16% in Calabria), ritardi e disservizi, e sono oltre 1.189 i km di rete ferroviaria “storica” ormai chiusi.

La situazione poi cambia di regione in regione. Ad esempio in Campania dal 2010 ad oggi sono stati effettuati tagli complessivi del 19% al servizio con punte di -50% su alcune linee. La conseguenza è che ci sono 150 mila persone in meno sui treni campani. In Piemonte, invece, i tagli al servizio pari a -7,5% dei treni km e la cancellazione di ben 14 linee hanno portato a far scendere i viaggiatori da 236mila al giorno nel 2012 ai 203mila attuali. Eppure se si potenziasse e migliorasse il servizio, i viaggiatori aumenterebbero. Lo dimostra la novità di quest’anno con i premi di Pendolaria 2014 assegnati a tre Regioni. La Regione Toscana è stata premiata per la riapertura della linea Cecina-Saline di Volterra.

La Regione Puglia per il progetto integrato per l’area metropolitana di Bari, con un grande successo in particolare della linea Bari-Aeroporto. La Provincia di Bolzano per il recupero delle linee della Val Venosta e della Val Pusteria, dove gli investimenti in materiale rotabile e nelle stazioni hanno portato a quasi triplicare i passeggeri, passati da 11mila nel 2011 a 29.300. Per l’associazione ambientalista per migliorare concretamente il servizio ferroviario è indispensabile da parte di Governo e Regioni un cambio di politica e scelte coraggiose in termini di mobilità urbana, a partire dallo stanziamento di maggiori risorse per arrivare a 5milioni di cittadini trasportati ogni giorno nel 2020 e portare il trasporto ferroviario finalmente su standard europei.

Le differenze sono ben visibili usando come paragone le due direttrici principali ad Alta Velocità. Ogni giorno da Roma verso Milano e Venezia partono 100 treni tra Frecciarossa, Frecciargento e Italo, erano 29 fino al 2010, con un aumento dell'offerta pari al 290%. Sugli Intercity al contrario i tagli dei collegamenti tra il 2010 e il 2013 sono stati del 23%.

A Genova i treni che attraversano la città da Voltri a Nervi sono passati da 51 a 35, tra il 2007 ed il 2014, su una linea percorsa ogni giorno da 25mila pendolari. Un drammatico -31%. A Roma, sulla linea Fiumicino Aeroporto-Fara Sabina, i 75.000 pendolari che ogni giorno si muovono su quella tratta hanno visto cancellare nel 2012 addirittura 3 treni, quando la linea è progettata per “contenere” 50mila viaggiatori al giorno.

I dati raccolti da Legambiente attraverso un questionario inviato alle Regioni raccontano che ogni giorno sono 2milioni e 768mila i passeggeri che usufruiscono del servizio ferroviario regionale. Tra il 2009 e il 2012 mentre i passeggeri aumentavano del 17% le risorse statali per il trasporto regionale su gomma e ferro veniva ridotto del 25%. E' questa una delle ragioni che ha portato alla diminuzione del numero dei pendolari nel corso dell’ultimo biennio. Oltre a Campania e Piemonte, il numero dei pendolari è sceso ad esempio anche in Liguria e Abruzzo dove nel solo ultimo anno si è passati rispettivamente da 105mila a 94mila viaggiatori al giorno e da 23.500 a circa 19.500.

Accanto alla questione dei tagli, c’è da sottolineare anche l’aumento del costo di biglietti e abbonamenti e la chiusura di diverse linee ferroviarie come la Piacenza-Cremona. Nel 2014 l’aumento più consistente dei biglietti ha riguardato la Calabria con un +20% a fronte di un servizio sempre più carente sia in qualità sia in quantità dei treni circolanti. Altri aumenti anche in Piemonte del 47%, in Abruzzo del 25%, in Toscana per oltre il 21% (ma con tariffe scontate per i redditi bassi), nel Lazio del 15% e con un servizio inadeguato alla grande richiesta presente in questa Regione, ed in Liguria dove gli aumenti che si sono susseguiti hanno portato ad un +41% rispetto al 2010.

Ed ancora nel corso del periodo 2010-2014 altri aumenti si sono registrati anche in Umbria (+25%), Campania (+23,7%) ed in Lombardia (+23,4%), dove però non sono stati tagliati i servizi. Se nel 2009 il totale dei fondi disponibili per i trasporti su gomma e su ferro corrispondeva a circa 6,1 miliardi di euro; nel 2014, dopo un ennesimo taglio operato dal governo Renzi nei trasferimenti alle Regioni, questa voce vale poco più di 4,8 miliardi. Per il necessario funzionamento dei trasporti pubblici, o meglio per garantire i servizi di base, sarebbero invece necessari almeno 6,5 miliardi di euro, dunque mancano almeno il 25% delle risorse.

In quasi tutte le regioni la spesa è del tutto inadeguata: le situazioni più gravi sono quelle di Sicilia, Piemonte, Puglia e Veneto dove i pendolari sono centinaia di migliaia e non si arriva neanche allo 0,1% della spesa rispetto al bilancio.

Particolarmente grave è il dato del Lazio, seconda Regione per numero di pendolari in Italia, con lo 0,11%. Una nota positiva arriva, invece, dalla Campania che, dopo anni di totale inadeguatezza rispetto alle necessità dei pendolari, torna almeno ad investire lo 0,34%.

Per questo Legambiente chiede al governo di definire una nuova politica per il trasporto ferroviario e di fermare i tagli indiscriminati; mentre alle Regioni chiede di investire in questo servizio attraverso maggiori risorse. L’obiettivo dovrebbe essere quantomeno quello di raggiungere una spesa pari al 5% del bilancio regionale, per aumentare servizi aggiuntivi (treni in circolazione per più tempo) e per il materiale rotabile (treni nuovi o riqualificati).

18 dicembre 2014 ADNKronos
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