Roma, 14 feb. - (AdnKronos) - Sala, cucina, camera da letto, studio e, per chi ne ha uno, il giardino: sono tutti gli spazi di una casa che potrebbero trasformarsi in postazioni di lavoro per professionisti pronti a misurarsi con la nuova tendenza del co-working. Soprattutto se avere un ufficio in casa d'altri rappresenta una soluzione a costo zero (ma non è l'unico vantaggio). Dopo la moda degli home restaurant, è ora la volta delle case che si trasformano in uffici: la nuova tendenza parla svedese e rappresenta l'ultimo grido in tema di co-working, ovvero la condivisioni di spazi di lavoro.
Nasce da un'idea di due liberi professionisti, Christofer Gradin Franzen e Johline Zandra, che hanno iniziato aprendo la propria casa e ne hanno fatto una vera e propria filosofia di lavoro. Che ha le sue regole: tutti, nessuno escluso, lavorano in turni da 45 minuti al termine dei quali una sveglia suona e avverte che è il momento di prendersi una pausa di 15 minuti durante la quale fare un po' di ginnastica, un massaggio, rilassarsi o mangiare.
Alla fine della pausa, prima di tornare a lavorare, ognuno racconta cos'ha fatto fino a quel momento, per condividere il proprio percorso lavorativo e gli obiettivi. Ma la prima regola, quella più importante, è che il co-working casalingo è e resta gratuito, perché il guadagno maggiore è nello scambio di competenze e professionalità: condividere uno spazio di lavoro con altre persone, significa anche, ad esempio, avere la possibilità di barattare le competenze.
Tra le persone che lavorano insieme, ad esempio, c'è chi può dare una mano a realizzare un sito o a risolvere problemi con il pc, chi si intende di fotografia o di questioni legali. Insomma, si può avere libero accesso a consigli e scambi di favori. Successo immediato per questa iniziativa che ha un suo blog, Hoffice, al quale si sono iscritte subito centinaia di persone a Stoccolma creando una vera e propria rete di professionisti in cerca di un ufficio e di chi offre la propria casa.
In Italia il co-working in casa di Hoffice non è ancora arrivato ma in Europa ci sono adesioni in Norvegia, Danimarca, Francia e Finlandia (oltre naturalmente alla Svezia) e anche negli Stati Uniti a Montréal e Toronto.