Ecologia

Ti ritiro la 'bandiera', comuni che perdono il marchio arancione di qualità /FOTO

Dagli ascensori fantasma ai parcheggi multilivello, gli scivoloni che hanno costretto il Touring Club a ritirare la certificazione. Solo tre i casi, a fronte dei quali ci sono le 204 eccellenze dei comuni Bandiera arancione.

Roma, 12 feb. - (AdnKronos) - Ascensori 'fantasma', colate di cemento, scarsa attenzione a servizi, ambiente, paesaggio. Gli 'scivoloni' commessi da alcuni tra i comuni più belli d'Italia, quelli certificati con la Bandiera arancione del Touring Club Italiano, possono costare caro perché il marchio di qualità può essere ritirato, com'è accaduto questa settimana a Sutera, in provincia di Caltanissetta, ma com'era già accaduto in altri due casi: Altomonte e Mussonevi.

Il comune siciliano ha dovuto dire “ciao” (ma non è necessariamente un addio, perché il Tci è sempre pronto a valutare ricandidature, al patto che le criticità siano state risolte) alla Bandiera a causa di un ascensore panoramico, realizzato per collegare la città alla sommità del Monte San Paolino, ma mai attivato. Fermo, insomma, con l'aggravante di aver mutato le condizioni paesaggistiche e ambientali.

Un gesto dal mero valore simbolico? Mica tanto, visto che dall’anno di assegnazione della Bandiera arancione, l’80% delle località certificate potenzia l’offerta ricettiva e le strutture registrano un incremento medio del 79%, i posti aumentano del 65% e gli arrivi nei borghi arancioni crescono in media del 43%, e le presenze del 35%.

Ma Sutera non è l'unica cittadina ad aver dovuto rinunciare al marchio di qualità (che deteneva dal 2002) che seleziona e certifica le località dell’entroterra con meno di 15.000 abitanti che soddisfano oltre 250 rigorosi criteri di valutazione.

Per Altomonte la pietra dello scandalo fu un parcheggio multipiano in cemento armato, realizzato sventrando parte della collina per l'albergo che ha sede nel Castello del Conte. Una storia complessa, anche dal punto di vista legale, di cui non ha colpa l'amministrazione comunale, che anzi aveva cercato di bloccare l'opera voluta da privati. Ma tant'è, e dal 2007 la cittadina in provincia di Cosenza ha dovuto rinunciare alla bandiera ottenuta sei anni prima.

A fattori concomitanti è imputabile il ritiro del marchio a Mussonevi, in provincia di Caltanissetta: in questo caso il piano di miglioramento in cui erano indicate linee di lavoro “condizionanti” al mantenimento della certificazione (dal miglioramento della segnaletica alla gestione dei rifiuti, dall'accessibilità al verde) è stato disatteso. Via la bandiera nel 2005.

Severi sì, ma con l'obiettivo di tutelare e incentivare la bellezza diffusa del nostro territorio. “Il nostro obiettivo non è punitivo – spiega all'Adnkronos Marco Girolami, direttore delle Strategie Territoriali del Touring Club Italiano - se un comune, anche con il nostro aiuto, riesce a risolvere una criticità e vuole ricandidarsi, noi restiamo disponibili a valutarlo di nuovo”. D'altra parte, questi sono stati gli unici tre casi in cui è stata ritirata la Bandiera arancione, complice anche la severa selezione: solo il 9% delle candidature arriva ad ottenere il riconoscimento.

E a fronte di questi tre casi, ci sono invece 204 eccellenze : tante sono le Bandiere arancioni in Italia a febbraio 2015, selezionate tra oltre 2.500 candidature). Qualche esempio? Peccioli in provincia di Pisa, Bandiera arancione dal 2003, “un'eccellenza nazionale per la gestione dei rifiuti e per aver saputo trasformare una discarica in un'opportunità di sviluppo di tutta l'area, reinvestendo i fondi in progetti di educazione ambientale e di miglioramento”.

Civita, piccolo comune in provincia di Cosenza certificato nel 2010, “che ha saputo riqualificare il borgo storico e, contemporaneamente, costruire un modello di ricettività di qualità attraverso il recupero delle costruzioni esistenti”. E poi Campo Tures, in provincia di Bolzano, certificato nel 2013: “qui sono molto attenti, sia a livello privato che pubblico, sul tema delle emissioni di Co2 e della riduzione dell'impatto ambientale della filiera turistica, tra hotel autonomi dal punto di vista energetico e a neutralità climatica, e alla valorizzazione della filiera enogastronomica locale che dà davvero un senso all'espressione 'km zero'”.

12 febbraio 2015 ADNKronos
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