In agosto si sono scatenate violente tempeste anche alle nostre latitudini, e soprattutto sulle città. Non si tratta di fenomeni occasionali, e neppure di "percezioni soggettive": la tempesta improvvisa e la bufera hanno di fatto preso il posto del classico temporale estivo. Alexandros Ntelekos, della Princeton University (Usa), in uno studio sul microclima degli agglomerati urbani, avanza alcune ipotesi e sottolinea il comportamento contradditorio dell'inquinante che rende sempre più irrespirabile l'aria di città, il particolato.
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Agosto 2007, tempesta di fulmini a Taranto (foto © RenatoTaranto, da http://ifocus.focus.it). |
La ricerca ha preso a campione una tristemente famosa tempesta che nel 2004 si abbatté su Baltimora, nel Maryland (Usa), causando seri danni. Nell'arco di sole due ore la città fu colpita da un numero di fulmini pari a quelli che normalmente la colpiscono in un anno intero. Inoltre, stando alle statistiche e ai modelli matematici,
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L'inferno si spiega così
Ma perché questa differenza? Sono per davvero i nuclei abitati a favorire queste violente precipitazioni estive? Sì, secondo i ricercatori: «È come se il temporale "sentisse" la città», afferma Ntelekos, che ha proposto tre spiegazioni al fenomeno: il calore, l'altezza degli edifici e il particolato. Le città producono molto più calore delle aree non urbanizzate: si calcola che in città ci siano, mediamente, da 1 a 3 °C in più rispetto alla campagna che la circonda. Questo surplus termico, secondo lo studio, potrebbe funzionare da carburante per i temporali, che proprio dove c'è più caldo scatenano tutta la loro violenza. Un contributo lo danno anche gli edifici più alti. I grattacieli sono infatti causa di un particolare effetto atmosferico: "trascinano" le correnti verso il basso, producendo una sorta di ebollizione dell'aria che stimola le precipitazioni.
La contraddizione del particolato
Ci sarebbe infine anche da considerare il ruolo del particolato, se non fosse che, secondo gli attuali modelli climatici, le polveri sottili emesse dai veicoli e dal riscaldamento domestico tendono a ostacolare le precipitazioni. Lo studio di Ntelekos del caso di
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(Notizia aggiornata al 20 agosto 2007)