Ecologia

Tablet, smartphone & Co. Così i rifiuti tecnologici tornano materia prima

sono i rifiuti tecnologici che recuperati tornano a fornire materie prime

Roma, 10 mag. - (AdnKronos) - Oltre 146 milioni di kg di rifiuti tecnologici raccolti solo nel 2015. Una montagna di smartphone, tablet, elettrodomestici e batterie che, vittime dell’usura o semplicemente rimpiazzati dall'ultimo modello, gettati via ma, per fortuna, recuperati e trasformati in nuove materie prime di cui l’industria italiana ha bisogno, grazie alla collaborazione tra chi quei beni li fabbrica o li distribuisce e chi li raccoglie, una volta giunti a fine utilizzo.

A fornire i dati è il Cobat – Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo, oggi presentando a Roma il Rapporto di attività 2015 in occasione della tavola rotonda "Per ogni fine c’è un nuovo inizio, l’economia circolare come modello di sviluppo per il nostro Paese". Forte la crescita nella gestione dei Raee (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), con un incremento di oltre il 150%.

“Risultati ottimi – commenta Giancarlo Morandi, presidente di Cobat – ma gli obiettivi che ci prefiggiamo sono ben più ambiziosi. Siamo in prima fila per trovare una perfetta sintesi tra economia circolare e mobilità sostenibile, raccogliendo e riciclando tutte le componenti delle auto del futuro, quelle ibride e soprattutto elettriche, stando al passo con le innovative batterie che le alimentano".

Nel 2015, oltre 700 produttori e importatori di pile e accumulatori, apparecchiature elettriche ed elettroniche e moduli fotovoltaici hanno affidato a Cobat la responsabilità della gestione del fine vita dei propri prodotti, per un immesso al consumo pari a oltre 160mila tonnellate. Cobat si conferma sistema d’eccellenza in Italia nella raccolta e riciclo di pile e accumulatori esausti, con il 53% dell’immesso al consumo nel settore degli accumulatori industriali e per veicoli (più di 126 milioni di kg) e il 29% in quello delle pile e degli accumulatori portatili (1 milione 150 mila kg).

Il Molise è la regione che registra il maggiore incremento dei quantitativi di raccolta (+912,2%), mentre in termini assoluti è la Lombardia, seguita da Emilia Romagna e Campania, a raggiungere i migliori risultati con oltre 18 milioni. Nel 2015, i 1.176 punti di raccolta in tutta Italia, cresciuti del 34% rispetto al 2014, hanno generato una raccolta di circa 19 milioni di kg di Raee (+151% sull’anno precedente). Gli incrementi più significativi si sono avuti nei Raggruppamenti R2 (grandi bianchi) e R4 (piccoli elettrodomestici). Il maggiore quantitativo raccolto appartiene al Raggruppamento R3 (TV e monitor) con più di 11 milioni e mezzo di kg.

Cobat ha raccolto circa 56 mila kg di moduli fotovoltaici giunti a fine vita. Cobat mantiene la leadership nel settore, conquistata anche grazie al sistema che permette una totale tracciabilità dei moduli e alle solide garanzie finanziarie: servizi che ha offerto ai Soci ben prima che questi diventassero un requisito di legge.

Grazie al riconoscimento da parte del Comitato per la Gestione degli Pneumatici Fuori Uso presso Aci, Cobat è autorizzato al ritiro degli Pfu provenienti dagli autodemolitori. Il quantitativo gestito dal Consorzio nel 2015 ha superato i 600mila kg, con un incremento di quasi 90 volte rispetto al 2014. Cobat, inoltre, ha predisposto per i consorziati un servizio di gestione indiretta dei Pfu, garantendone la raccolta da ricambio.

Sul fronte Ricerca e Sviluppo, sono due le ricerche che hanno dato risultati molto incoraggianti nel 2015 e che Cobat ha deciso di portare avanti anche quest’anno: una sull’individuazione di una tecnologia efficace, efficiente e sostenibile per il riciclo e il trattamento delle batterie al litio, con l’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici del Cnr, e una commissionata alla società K&I Lab Srl, collegata alla società Siae Srl di Senago presso cui converge buona parte delle pile portatili raccolte dal Consorzio.

Lo studio ha avuto come obiettivo l’analisi di metodologie sostenibili, sia sotto l’aspetto di processo che sotto l’aspetto economico, in grado di garantire il riciclo delle diverse tipologie chimiche di cui sono costituite le pile portatili, per ottenerne materia prima seconda.

10 maggio 2016 ADNKronos
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