Roma, 4 mar. - (AdnKronos) - Una "vulnerabilità" dei beni culturali di Ancona classificata come medio-alta, ma sono la Mole Vanvitelliana o Lazzaretto, il Tempio di San Rocco, la Chiesa del SS Sacramento, Porta Farina e la Chiesa del Gesù a preoccupare di più perché presentano un peggiore stato di conservazione. Ed è proprio lo stato di conservazione a giocare un ruolo di primo piano quando si tratta di difendere il futuro dei nostri monumenti dall'impatto che avranno, sulle loro superfici, cambiamenti climatici e inquinamento .
Lo rileva uno studio realizzato nell’ambito del progetto Life Act (Adapting to Climate Change in Time) che ha coinvolto tre città pilota: Ancona (con il supporto di Ispra e Iscr), Bullas in Spagna e Patrasso in Grecia. Lo studio si è basato sull’analisi della vulnerabilità (stato di conservazione) dei beni culturali e della pericolosità territoriale (potenziali impatti) stimata nello scenario attuale e in un scenario futuro, con l'obiettivo di individuare strategie di adattamento per la riduzione degli impatti.
Il rischio che corre un bene architettonico o archeologico si ottiene moltiplicando la vulnerabilità per la pericolosità territoriale. Calcolo che è stato fatto per 27 beni anconetani per i quali è stata quantificata la potenziale perdita di materiale calcareo (erosione), in funzione delle precipitazioni, dell’umidità relativa dell’aria e delle concentrazioni di inquinanti atmosferici.
Secondo lo studio, la perdita di materiale per i beni calcarei nello scenario attuale è compresa tra 6,0 e 8,2 micron l'anno, valori complessivamente inferiori al limite di erosione accettabile (8 µm/anno). Per quanto riguarda lo scenario futuro, al 2030 l’erosione ipotizzata non sembra cambiare significativamente rispetto a quella attuale, quindi il rischio che corre un monumento dipenderà dall'attuazione o meno di periodici interventi di manutenzione o restauro, allo scopo di mantenere invariato o di migliorare lo stato di conservazione delle superfici.
Gli effetti dei cambiamenti climatici sui beni di interesse storico-artistico sono stati affrontati, dalla comunità scientifica internazionale, solo in anni recenti. Nel 2007, il “Global Climate Change Impact on Built Heritage and Cultural Landscapes”, pubblicato nell'ambito del progetto europeo Noa’s Ark, ha elaborato le previsioni dei parametri climatici in Europa fino al 2100 e realizzato le “mappe di danno”, che rappresentano i potenziali impatti del clima e dell'ambiente sul patrimonio culturale.
Variazioni di temperatura, umidità, precipitazioni e inquinanti atmosferici: sono loro i principali responsabili dei processi che contribuiranno, nel futuro prossimo, a incrementare i fenomeni di deterioramento dei beni culturali all’aperto.