Roma, 21 dic. - (AdnKronos) - Sono solo 107 i Mw di energia eolica installati in Italia nel 2014 con un calo percentuale del 76% rispetto all’anno precedente. Lo rileva l'Anev, Associazione nazionale energia del vento, segnalando la grave crisi che il settore eolico sta attraversando e il crollo dell’industria solida, con conseguenze su occupazione e sviluppo.
Si è passati da circa 37.000 occupati nel 2012, ai 34.000 nel 2013 e ai 30.000 del 2014. Tale declino, sottolinea Anev, "è ingiustificabile se riferito ad un settore che al 2020 ha un potenziale di oltre 67.000 occupati e che ha tutti i margini per crescere ancora e apportare benefici al nostro Paese, in termini di sviluppo e crescita economica, soprattutto nelle regioni meridionali dove c’è più carenza di lavoro".
Sul banco degli imputati, per l'associazione, gli interventi normativi penalizzanti per le aziende del settore, in particolare al sistema delle aste al ribasso per l’assegnazione degli incentivi. Il "tracollo" dell’installato è infatti iniziato nel 2012, anno in cui è stato introdotto il nuovo sistema d’incentivazione, ripercuotendosi già sull’installato del 2013 pari a solo 450 Mw, contro gli oltre 1200 Mw del 2012.
Intanto, nel resto del mondo il settore eolico registra ogni anno tassi di crescita notevoli ed è riconosciuto come quello più maturo ed efficiente tra le tecnologie rinnovabili.
"Le aziende del settore eolico attendevano per la fine del 2014 l’emanazione dei correttivi per le aste da parte del ministero dello Sviluppo Economico - aggiunge l'Anev - tuttavia il Decreto per la definizione dei contingenti 2016-2020 non è stato ancora emanato. Più il tempo passa e più le aziende saranno costrette a chiudere o a fuggire all’estero, mettendo in ginocchio un intero comparto industriale".
L'Anev chiede al Governo un intervento tempestivo per salvare l’industria e che vengano accolte le proposte già avanzate dal settore: evitare il progressivo innalzamento dei livelli di sconto; rendere operativo il meccanismo di scorrimento della graduatoria prima dei 42 mesi attualmente previsti; consentire l’uscita anticipata dalle graduatorie dei progetti irrealizzabili.