Dicembre 1952: una nube fitta e densa uccide migliaia di persone. Lo smog cittadino da allora è cambiato. Ma i risultati no.
Londra, 1953. A un anno di distanza dal grave episodio di inquinamento è ancora forte la paura: una signora, per precauzione, indossa un panno davanti alla bocca. |
Cinquant'anni fa, nella prima settimana di dicembre del 1952, una nebbia densa e maleodorante invade Londra. È talmente fitta che sembra sera anche in pieno giorno. Apparentemente niente di strano: è un periodo di freddo intenso, ed è normale, per la capitale inglese, essere avvolta nella foschia. Nell'aria però si sono accumulate enormi quantità di polveri, biossido di zolfo, anidride carbonica, acido cloridrico, composti fluorati. Nelle settimane successive oltre 4.000 persone muoiono. E i decessi per bronchite, asma, polmonite aumentano di sette volte rispetto alla media.
Si è trattato di uno dei più gravi episodi di inquinamento dell'aria. La gente, per tenersi calda in una stagione gelata, aveva bruciato enormi quantità di carbone. Ma un fenomeno di inversione termica aveva intrappolato i veleni, e condensato lo smog che li trasportava.
Cambiano i nemici. Difficile che si ripeta una situazione simile, dicono gli esperti: sono cambiati i carburanti utilizzati per il riscaldamento, sono entrate in vigore in tutta Europa leggi che regolamentano le emissioni. Le città però sono ancora a rischio, a causa di altri tipi di sostanze inquinanti. Si tratta in particolare di quelli emessi dalle automobili: monossido di carbonio, biossido di azoto, ozono, aldeidi aromatiche. Particolarmente pericolose vengono considerate le polveri fini emesse dai motori diesel. Le stime parlano chiaro: nelle città italiane, i decessi potrebbero raggiungere la cifra di 4.000 ogni anno.
(Notizia aggiornata all'11 dicembre 2002)