Ecologia

Se la bellezza inquina, Paesi e aziende contro le microsfere di plastica

Roma, 22 lug. - (AdnKronos) - L’utilizzo di microsfere di plastica in prodotti per l’igiene personale continua ad avere un pesante impatto ambientale sui fiumi e gli oceani del pianeta, e sugli animali che li abitano. A causa delle loro piccole dimensioni, queste particelle non vengono filtrate dai sistemi di depurazione delle acque e pertanto finiscono direttamente nei fiumi, negli oceani e risalgono la catena alimentare, contaminando gli ecosistemi naturali.

Alcuni Paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno già vietato l’utilizzo delle microsfere nei prodotti per l’igiene personale a partire dal 2017. In altri Stati come Taiwan, Regno Unito, Australia e Canada sono in discussione proposte normative per proibirne l’uso.

In Italia, invece, grazie anche all’impegno dell’associazione Marevivo, solo poche settimane fa è stata presentata una proposta di legge per vietare l’utilizzo di queste microsfere in cosmetici e prodotti per l’igiene personale.

Anche le aziende scendono in campo per l'ambiente. Sono quattro, secondo la classifica di Greenpeace East Asia, quelle che si stanno impegnando maggiormente per eliminare le microsfere dai propri prodotti: Beiersdorf e Henkel (Germania), Colgate-Palmolive e L Brands (Stati Uniti). Altre aziende, come le statunitensi Revlon, Amway e Estee Laudeer, hanno mostrato uno scarso impegno e pertanto occupano gli ultimi posti in classifica.

Tuttavia, secondo Greenpeace, nessuno dei 30 marchi internazionali presi in esame ha soddisfatto tutti i criteri di valutazione necessari per garantire la protezione dei nostri mari dall’inquinamento da microplastica.

"Questa classifica prova che l’intero settore sta facendo molto poco per risolvere questo grave problema ambientale - dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia - Le aziende sostengono di riuscire a gestire il problema ambientale delle microsfere, ma questo è falso, come dimostra il rilascio quotidiano negli oceani di miliardi di microsfere contenute nei prodotti per la cura e l’igiene personale".

"Al netto degli impegni delle singole aziende, sono necessari provvedimenti legislativi urgenti che vietino immediatamente l’utilizzo delle microsfere in tutti i prodotti per l’igiene personale, evitando così che queste particelle continuino a inquinare gli oceani", conclude Ungherese.

22 luglio 2016 ADNKronos
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