Amata da vegani e vegetariani, da qualche tempo ha conquistato anche uno dei templi del fast food, Burger King: è la carne sintetica, nome con cui vengono definiti quei preparati ricavati a partire da ingredienti vegetali, che hanno l'aspetto (e c'è chi dice anche il sapore) di vera carne animale, ma contengono il 15% in meno di grassi di un normale hamburger e l'80% in meno di colesterolo. In Italia la più conosciuta è la californiana Beyond Meat, ma negli USA sono diverse le aziende che si contendono il mercato. Con la pandemia da CoViD-19, le vendite di carne sintetica Oltreoceano sono schizzate del 264%.
La spinta del coronavirus. In generale, l'industria della carne "vera" ha una catena di produzione molto lunga e poco automatizzata: quella della carne sintetica, invece, fa ampio uso di tecnologia e richiede poco personale - e con la pandemia il distanziamento sociale è più facilmente attuabile). In tempi di covid, la differenza si sente: secondo quanto riporta Wired, in Texas sono state due le industrie di carne diventate focolai di contagi, e complici le basse temperature interne alle strutture e l'alta densità di lavoratori impegnati gomito a gomito, il virus si è diffuso con rapidità. Molte aziende sono state costrette a chiudere, con conseguenze molto gravi anche per gli allevatori che, non sapendo dove inviare gli animali, hanno ucciso molti capi di bestiame, liberandosene poi senza macellarli.
Qualche intoppo. Tuttavia, la CoViD-19 ha dato del filo da torcere anche ad aziende come Beyond Meat e Impossible Foods, che collaborano con diversi laboratori di ricerca universitari, chiusi per la pandemia. Al contrario dell'industria della carne, quella di carne sintetica è innovativa e sempre alla ricerca di nuove formule per migliorare i propri prodotti.
«Questo settore ha molto potenziale, ma la crisi economica innescata dalla covid ne minaccia il rapido sviluppo», afferma Saloni Shah del Breakthrough Institute, centro di ricerche ambientali. I diretti interessati si dicono però fiduciosi: «Siamo convinti che con il tempo riusciremo ad essere sempre più competitivi», afferma Dennis Woodside, presidente della Impossible Foods: «abbattendo i costi di produzione, potremo offrire i nostri prodotti a prezzi uguali o inferiori a quelli di derivazione animale».