Oltre a essere il cereale più consumato al mondo, in Cina e nell'intera Asia il riso è il cibo per eccellenza, ma - come ovunque - non tutte le zone sono adatte alla sua coltivazione: il nord del Paese, ad esempio, ha un suolo alcalino e salino, per nulla adatto alle risaie. Nella contea di Jinghai, però, proprio nella parte nord-orientale della Cina, lo scorso autunno è stato raccolto il prodotto di 100 ettari di risaie. Merito della scienza: i ricercatori cinesi hanno infatti creato una varietà di riso coltivabile in suolo arido e salino, ottenuta attraverso l'iperespressione (ovvero la moltiplicazione) di un gene resistente al sale presente in una varietà selvatica della pianta.
Indipendenza alimentare. Cambiamenti climatici, aumento nella domanda del riso e tensioni geopolitiche hanno spinto la Cina a cercare soluzioni per produrre l'intero fabbisogno interno. Non è la prima volta che il Paese asiatico ricorre alla scienza per modificare gli alimenti (il caso più recente è il pesce senza spine), ma in questo caso non si trattava di migliorarne il gusto o facilitarne il consumo, ma di ridurre la propria dipendenza dalle importazioni pur avendo meno del 10% della terra fertile del mondo.
Gli agricoltori cinesi che coltivano riso in terreni aridi utilizzano grandi quantità di acqua dolce per cercare di ridurre la salinità dei propri campi: questo metodo, oltre all'enorme consumo di acqua, spesso non migliora il terreno abbastanza da renderlo sufficientemente produttivo.
Una lunga ricerca. In effetti sono diversi anni che la Cina sta studiando un modo per ridurre il consumo di acqua destinata alle coltivazioni sviluppando un tipo di riso resistente al sale, ma solo negli ultimi tempi si sono visti i primi risultati grazie al lavoro del team di Yuan Longping, che nel 2016 ha iniziato a testare i primi chicchi di riso sale-resistenti. Nel 2017 è stato fondato un centro di ricerca, a Qingdao (provincia dello Shandong), che ha come obiettivo la produzione di 30 milioni di tonnellate di riso in 6,7 ettari di terreno arido: un passo in avanti verso una maggiore sicurezza alimentare, affermava Longping in un documentario del 2020.
C'è anche il riso indiano. La Cina non è l'unico Paese che sta lavorando allo sviluppo di un riso più facilmente coltivabile e che consumi meno acqua (per produrre un chilo di riso si impiegano 2.500 litri di acqua dolce): anche l'India ha ideato una varietà di riso che resisterebbe a una salinità pari a un terzo o più di quella dell'acqua del mare (che si attesta al 3,5%) - un risultato addirittura migliore di quello del riso di Longping, che può crescere in un suolo con salinità al massimo pari allo 0,6%.