Ecologia

Riscaldamento globale, 5 modi facili per estrarre CO2 dall'atmosfera

Per rimanere entro la soglia dei +1,5 °C come auspicato dal Rapporto Speciale dell'IPCC, occorrerà rimuovere attivamente anidride carbonica dall'aria. Alcune tecniche economiche e già collaudate permettono già di farlo: ecco quali sono.

Dagli ultimi rapporti globali sul clima emerge in modo chiaro che, se vogliamo provare a mantenerci al di sotto della soglia limite di un grado e mezzo in più dall'Era preindustriale (ma anche al di sotto dei +2 °C), non basterà ridurre o eliminare del tutto le emissioni di CO2: occorrerà provare a rimuoverla attivamente dall'atmosfera. Poiché l'anidride carbonica è il gas serra che rimane più a lungo nell'aria che respiriamo, bisognerà generare "emissioni negative".

L'idea è controversa per alcune ragioni: da un lato si teme che, concentrandosi sulle NET (Negative Emission Technologies) si perda di vista l'obiettivo principale, cioè quello di ridurre a zero le emissioni. Dall'altro, perché molte delle tecnologie proposte per catturare CO2 sono costose, non collaudate o addirittura pericolose per l'ambiente.

Esistono però alcune cose che possiamo fare già ora, facilmente e in sicurezza: un nuovo rapporto delle National Academies of Sciences, Engineering and Medicine americane elenca cinque di queste strategie, economiche (richiedono tutte dai 20 ai 100 dollari per ogni tonnellata di CO2 catturata e stoccata) e già applicabili su larga scala.

Di climatologia parleremo con Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana, venerdì 9 novembre alle 10,30 durante il Focus Live, il primo festival scientifico della nostra rivista.

Il Focus Live si terrà a Milano, in collaborazione con il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia, dall'8 all'11 novembre: 50 mila metri quadrati di incontri, laboratori ed eventi, per incontrare da vicino i "top player" della scienza internazionale.
Qui le info su programma, relatori e biglietteria. © Focus Live

1. Carbonio blu. Con questo termine si indica l'anidride carbonica atmosferica immagazzinata dagli ecosistemi costieri, in particolare mangrovie, aree paludose salmastre e praterie sottomarine. Queste zone umide trattengono la concentrazione più alta di carbonio per unità di spazio di tutto il Pianeta, ma sono minacciate da innalzamento del livello dei mari, sovrappopolazione e utilizzo di terre a scopo agricolo.

Ogni anno, se ne distruggono dai 340 mila ai 980 mila ettari, e da contenitori di carbonio, questi vegetali diventano emettitori. Eppure costituirebbero l'alternativa più economica di NET, a circa 20 dollari (17,5 euro) per ogni tonnellata di CO2 rimossa.

2. Piantare alberi. L'importante è scegliere quelli più adatti a sequestrare CO2, e farli crescere su terreni salvati dal degrado (e non su aree sottratte, per esempio, alla produzione alimentare). Questo in parte si fa già, in diversi Paesi del mondo. Occorrerebbe incrementare le piantagioni su larga scala (il costo è lo stesso del rimedio precedente).

Le più belle foreste d'Italia © Ruggero Alberti/Scatta il Bosco PEFC

3. Salvaguardare le foreste. Inutile piantare nuovi alberi se non riusciamo a proteggere quelli che abbiamo già. Anche questa attività costerebbe meno di 20 dollari a tonnellata e potrebbe avere un forte impatto sulla quantità di CO2 sequestrata. Oltre a difendere le aree verdi protette si tratterebbe, per esempio, di ripopolare i boschi colpiti da incendio, e di prolungarne la vita anche quando se ne estrae legname: per esempio, destinando il materiale raccolto in oggetti di lunga un durata, anziché in biomasse da bruciare.

4. Buone pratiche agricole. Implementare alcune buone abitudini nella lavorazione dei terreni non solo può aiutare a catturare maggiori quantità di carbonio, ma aumenta la fertilità del suolo e riduce gli sprechi d'acqua. Si potrebbero piantare colture di copertura (cover crop: colture erbacee intercalari) nelle aree di terreno sgombre da coltivazioni da reddito. Le cover crop rendono il suolo più produttivo, prevengono l'erosione, tengono a bada i parassiti e, allo stesso tempo, mitigano gli impatti ambientali dell'agricoltura. Un altro accorgimento è ricorrere al biochar, un tipo di carbone vegetale che, aggiunto al terreno, aiuta ad assorbire sostanze organiche volatili.

5. Utilizzo della tecnologia BECCS. La Bio-energy with carbon capture and storage (BECCS) consiste nel coltivare piante particolarmente capaci di assorbire CO2, bruciarle per ricavare energia e catturare l'anidride carbonica della combustione in depositi geologici sotterranei permanenti. Finora questo metodo è stato scartato per la grande quantità di terreno che richiede (fino al 40% delle terre agricole globali, e in un mondo sempre più affollato...). Tuttavia, sfruttare la tecnica partendo da prodotti vegetali di scarto toglierebbe 5 miliardi di tonnellate di CO2 dall'atmosfera, un quarto di quelle che dovremmo rimuovere da qui al 2100, e a un costo inferiore ai 100 dollari per tonnellata.

è solo l'inizio... Per incontrare il target degli accordi di Parigi, tuttavia, occorrerebbe sequestrare 20 miliardi di tonnellate di CO2 entro fine secolo. Le tecnologie indicate sottrarrebbero, insieme, molto meno della metà di anidride carbonica. Ce ne sono altre nominate nel report, di cui abbiamo già trattato in passato: due di queste sono la cattura diretta di CO2 con sostanze chimiche adatte allo scopo, e la mineralizzazione del carbonio, con rocce che reagiscono alla CO2 catturandola nella roccia. I primi esperimenti sono già partiti, ma rispetto a quelle esposte si tratta per ora di tecniche molto costose.

1 novembre 2018 Elisabetta Intini
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