Ecologia

Una pellicola per avvolgere la Terra? Si può fare

Basterebbe ridurre a pellicola tutta la plastica dispersa nell'ambiente: la materia prima non manca

Se ancora ci fosse bisogno di dimostrare che siamo nell’Antropocene, ossia nel periodo "geologico" nel quale l’uomo sta plasmando la Terra, basterebbe guardarsi attorno e vedere dove e quanta plastica è dispersa sul pianeta.

«Se tutta la plastica prodotta negli ultimi decenni fosse ridotta a una pellicola, ce ne sarebbe abbastanza da coprire l’intero pianeta. E anche di più: visto l’andamento attuale, entro la metà del secolo lo potremo avvolgere con più strati», afferma Jan Zalasiewicz, geologo dell’università di Leicester (Inghilterra). Zalasiewicz ha da poco presentato uno studio sull’impronta geologica della plastica, che si trasformerà in uno strato fossile sui fondali marini e rimarrà tale per milioni di anni. E le sue proiezioni in base alle attuali applicazioni delle plastiche rivelano anche che non sembra possa esserci una diminuzione del suo uso nei prossimi decenni.

Una spiaggia di Coco Beach (India). I rifiuti vengono trasportati dalle correnti e si depositano ovunque: alla successiva marea, però, riprenderanno il viaggio. © Hajj0 ms

Il record di Hong Kong. A livello globale la produzione di materie plastiche è lievitato da 15 milioni di tonnellate nel 1964 a 311 milioni di tonnellate nel 2014: per dare un'idea dei volumi di cui stiamo parlando, è come se si producessero 900 grattaceli di plastica grandi come l'Empire State Building ogni anno. L'agenda del The New Plastics Economy, una discussione sull'economia della plastica promossa dal World Economic Forum (gennaio 2016), calca la mano sugli scenari: secondo il rapporto presentato dalla Ellen MacArthur Foundation, in assenza di scelte alternative la produzione di plastica raddoppierà nei prossimi 20 anni.

Il luogo dove si consuma la maggiore quantità di plastica con la minore percentuale di riciclo è Hong Kong, dove quotidianamente ogni persona usa e getta 1,36 chilogrammi di plastica. Il risultato si vede nelle 2.000 tonnellate di plastica quotidiana gettate in discariche sature in zone costiere, lungo i corsi d’acqua e nei parchi. «La città sta soffocando nella plastica», è l'accusa di Lisa Christensen, co-fondatrice di Cleanup Hong Kong, «e non c'è coscienza del problema, oggi meno che in passato: nel 2014 si è riciclato solo il 5 per cento dei rifiuti di plastica, contro il 25% del 2005.»

La plastica in mare: una infografica del WWF (clicca sull'immagine per ingrandirla). © WWF

Un camion al minuto. Se Hong Kong si trova in testa alla classifica delle cattive abitudini, il resto del mondo non ne esce meglio e ogni anno finiscono in mare 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, l’equivalente di un camion della spazzatura ogni minuto. Una enormità? Eppure, "in assenza di scelte alternative" lo scenario paventato dalla Ellen MacArthur Foundation diventerà realtà e i camion della spazzatura saranno 2 al minuto nel 2030 e 4 al minuto nel 2050.

Tutta questa plastica diventa “cibo” per molte specie viventi.

Un esempio recente è riportato proprio dalla Christensen: «Nello stomaco di una tartaruga rinvenuta sulle nostre coste abbiamo trovato 50 centimetri di rifiuti plastici, dai fili di nailon ai sacchetti. Le tartarughe confondono spesso i sacchetti di plastica con il loro cibo preferito, le meduse, e naturalmente il risultato è la morte».

4 febbraio 2016 Luigi Bignami
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