Ecologia

Raccolta differenziata della plastica

Buoni risultati, ancora migliorabili, per un materiale che si riutilizza e si trasforma più volte in molti oggetti d'uso quotidiano.

Per le feste di fine anno alcuni Comuni italiani hanno scelto di usare addobbi stradali fatti di bottiglie, tappi e pneumatici. L'iniziativa, realizzata negli anni scorsi a Parigi, vuole sensibilizzare i cittadini sul tema dei rifiuti e ricordare l'importanza della raccolta differenziata, soprattutto quando regali e riunioni di famiglia rendono più complicata la gestione dei vari contenitori domestici.

I rifiuti però sono un argomento su cui gli italiani si stanno rivelando sempre più impegnati, come dimostra l'incremento del 6,2% nella raccolta differenziata della plastica, registrato tra il 2012 e il 2013 dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (qui in PDF). A dimostrazione del fatto che siamo più attenti a quello che compriamo, e scegliamo con più cura prodotti e marche, ma anche del fatto che molte aziende aiutano i più distratti a non sbagliare contenitore, indicando chiaramente dove buttare ciascuna confezione degli incarti.

Che cosa buttare nella plastica (clicca qui per ingrandire l'immagine): una guida a ciò che si può mettere nei sacchi della raccolta differenziata per la plastica. Elenchi aggiornati anche di ciò che NON si può differenziare si trovano sul sito di Corepla (vedi testo).

Se non la disperdiamo nell'ambiente, la plastica che buttiamo può tornare a noi sotto nuove forme. Il primo passo consiste nella raccolta dagli appositi cassonetti o attraverso la gestione porta a porta e nel trasporto verso gli stabilimenti per lo smistamento. Se avete dubbi su che cosa sia "plastica" potete fare riferimento a una pagina del sito di Corepla, il consorzio nazionale che si occupa di raccolta e recupero di questo materiale, che viene regolarmente aggiornata con nuovi elenchi: cosa mettere e non mettere nella raccolta differenziata.

Allo smistamento i rifiuti vengono analizzati e suddivisi in base alla tipologia e al colore: per esempio, per le bottiglie in PET (bevande, acqua minerale) si fa distinzione tra incolori, azzurre o di colore misto. Inoltre, una particolare selezione identifica quei rifiuti che, a causa della loro eterogeneità o per le condizioni in cui si presentano, non possono essere riciclati e devono essere mandati in stabilimenti specifici dove daranno origine al al cosiddetto combustibile solido secondario (CSS), utilizzato per produrre energia termica ed elettrica in alternativa ai combustibili fossili.

Per la plastica recuperabile, invece, si prosegue con l'eliminazione delle impurità in una successione di fasi specifiche per i vari tipi di polimeri sino alla formazione della cosidetta materia prima seconda, ovvero le scaglie (provenienti dal PET) e i granuli (provenienti dal polietilene a bassa densità, LDPE, e dai poliolefinici misti) che verranno impiegati per produrre nuovi oggetti. Dai flaconi (polietilene ad alta densità, HDPE) si ottengono materiali per l'edilizia, come tubi o materiali isolanti, dalle buste per la spesa (shopper) si possono realizzare vasi o panchine e le bottiglie (PET) possono diventare maglie da calcio, contenitori per alimenti o di nuovo bottiglie, come racconta l'infografica Nascita e rinascita di una bottiglia d'acqua minerale in Pet.

A Napoli il riciclo è in 3D. Nella sede di Portici dell'Istituto per i polimeri, i compositi e i biomateriali (IPCB) del CNR è in corso una sperimentazione sul riciclo della plastica che coniuga la tradizione dell'artigianato locale con l'innovazione tecnologica.

Il progetto prevede infatti che la raccolta del PET, realizzata con un riciclatore incentivante (una macchina per la raccolta e la compattazione di materiali facilmente riciclabili) permetta di trasformare i rifiuti raccolti in oggetti di artigianato locale grazie all'ausilio di stampanti 3D: un passaggio innovativo per una città che non è mai realmente uscita dall'emergenza rifiuti.

Arte spazzatura...

2 gennaio 2015 Debora Serra
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