Con uno studio basato su dieci anni di analisi, alcuni ricercatori hanno esaminato e valutato i processi di produzione relativi a centinaia di tipi di cibo animale. Lo scopo: ottenere un quadro generale dell'impatto ambientale delle fasi di produzione dei vari alimenti. E determinare una "classifica" dei più ecosostenibili.
A noi la scelta. «Se sei un'ambientalista», ha detto Ray Hilborn, autore principale dello studio e professore di Scienze acquatiche e della pesca all'università di Washington, «ciò che mangi fa la differenza. Abbiamo concluso che ci sono scelte decisamente buone e scelte decisamente cattive".
Gli autori sostengono che il loro sia il più importante e comprensivo studio sugli impatti ecologici causati dalla produzione di proteine animali. Uno strumento che, secondo i ricercatori, potrebbe rivelarsi utile anche al momento di decidere le politiche statali, dando la possibilità ai legislatori di valutare quali siano le produzioni alimentari da incentivare e quali da scoraggiare.
I quattro parametri. Le produzioni di cibo prese in esame sono diverse e comprendono allevamenti terrestri, allevamenti acquatici e la pesca. Per compararne l'impatto ambientale sono stati usati 4 parametri: l'energia usata, le emissioni di gas serra prodotte, l'eventuale alterazione della composizione dell'ambiente (per esempio coi fertilizzanti) e la possibilità di alimentare le piogge acide.
I ricercatori hanno definito un indicatore, ovvero l'ammontare di gas serra emessi per produrre 40 grammi di proteine (che è circa la dose media giornaliera di proteine raccomandata negli Stati Uniti) e lo hanno calcolato per ciascuno dei tipi di alimenti presi in considereazione dallo studio.
And the winner is... Tirando le somme, sono emerse in modo evidente le produzioni che mostrano i valori migliori: gli molluschi allevati e il pescato di sardine, sgombri e aringhe.
Un altro pescato che ha impatto relativamente basso è il pesce bianco, come il merlano, il nasello e il merluzzo. Anche il salmone d'allevamento ha ottenuto un buon punteggio.
In generale, i risultati ottenuti ci consentono di formulare alcune considerazioni...
Lo studio menziona inoltre anche altri tipi di impatto ambientale, come la domanda di acqua, l'uso di pesticidi, l'uso di antibiotici e l'erosione del suolo.
Purtroppo però queste analisi vengono affrontate in maniera non omogenea dai diversi ricercatori, dunque non è ancora possibile utilizzarle per una classifica rigorosa.
E la biodiversità? Un limite dello studio, infine, è quello di non considerare l'impatto sulle specie in via di estinzione come un misuratore per i costi ambientali (un indicatore che segnalerebbe, ad esempio, la pericolosità della pesca a strascico). Ma i ricercatori stanno valutando di rivedere questo punto.