Un grande e remoto freezer naturale proteggerà i ghiacci minacciati di fusione dalla totale scomparsa: è l'idea di base del progetto Protecting Ice Memory, una collaborazione italo-francese nata per allestire, in una grotta di neve in Antartide vicino alla base Concordia, una "banca" mondiale di carote di ghiaccio, con i campioni dei ghiacciai minacciati dal riscaldamento globale.
Il primo passo. La sfida che coinvolge il Laboratorio di Glaciologia e Geofisica Ambientale (LGGE) di Grenoble (Francia), l'Università Ca' Foscari di Venezia, il CNR e l'Università di Grenoble è stata lanciata nel 2015, ma il primo tassello della biblioteca dei ghiacci sarà ricavato tra pochi giorni. Dal 15 agosto ai primi di settembre il team di glaciologi estrarrà tre carote di ghiaccio di 130 metri dal Col du Dôme, a 4300 metri di quota nel Massiccio del Monte Bianco, sulle Alpi francesi.
Una sarà trasportata, via elicottero, all'LGGE, per essere analizzata e per fornire dati da registrare in un apposito database. Le altre due saranno condotte via nave fino alla stazione Concordia, dove saranno conservate in una grotta alla temperatura naturale di -54 °C (senza il rischio che un blackout faccia fondere i reperti).


Corsa contro il tempo. L'operazione sarà svolta rispettando una rigida catena del freddo, e nel 2017 verrà ripetuta sul ghiacciaio andino Illimani, in Bolivia. Qui, come sul Col du Dôme, le temperature aumentano di 1,5-2 °C ogni 10 anni: la fusione dei ghiacci più superficiali nei mesi estivi rischia di cancellare la memoria storica del clima passato (si pensi alle stratificazioni di pollini o alle concentrazioni di gas e metalli).
«La nostra generazione di scienziati, che è testimone dei cambiamenti del global warming, ha una particolare responsabilità verso quelle future», dice Carlo Barbante, responsabile del progetto per il CNR. Ai campioni di ghiacci francesi e boliviani potrebbero seguire carote estratte in Germania, Svizzera, Nepal, Stati Uniti.