Mentre mezza Europa affronta condizioni meteo polari, il (vero) Polo Nord sta vivendo, in pieno inverno, un rialzo di temperature anomalo e preoccupante. Anche se alcune aree del Circolo Polare Artico non vedranno la luce del Sole fino a marzo, un afflusso di aria calda ha fatto alzare i termometri di alcune località della Siberia e della Groenlandia di ben 35 gradi rispetto alla media prevista per questo periodo dell'anno.
Nel 2018, la Groenlandia ha già registrato 61 ore sopra lo zero, tre volte più di quelle che si sono verificate in qualunque altro anno precedente.
Troppo alte, troppo a lungo. A lanciare l'allarme è stato, tra gli altri, Robert Rohde, fisico e climatologo di Berkeley Earth (California): nella stazione meteorologica più a nord, Cape Morris Jesup, sulla punta settentrionale della Groenlandia, nel mese di febbraio le temperature hanno superato più volte quelle registrate a Londra, Zurigo e molte località italiane.
In particolare, e a fronte di una variabilità tra i -15 e i -36 °C a seconda dei venti e dell'umidità, il 22 e il 23 febbraio (e in altri giorni ma non così a lungo) si sono registrate temperature solo positive, fino a 6,2 °C: era già accaduto nel 2011 e nel 2017, ma solo per poche ore. Quest'anno ci sono stati complessivamente 10 giorni sopra il limite di congelamento, per gran parte del giorno e a soli 700 km dal Polo Nord. L'ultima giornata di luce su Cape Morris Jesup è stata l'11 ottobre: queste dunque dovrebbero essere le settimane più fredde dell'anno.
Temperatures are still breaking records at North Greenland. +6 C (43 F) for a daily high is not just a record for February, it beats the highest temperature observed at this site in March or April as well.
— Robert Rohde (@rarohde) 25 febbraio 2018
This is roughly 35 C (63 F) above normal for this time of year. pic.twitter.com/wglkT2kbjR
«I picchi di temperatura sono parte delle normali oscillazioni meteo. Quello che è stato anomalo questa volta è stata la persistenza e la quantità di caldo. È almeno dalla fine degli anni '50 che non si registrano temperature così elevate nell'alto Artico», commenta Ruth Mottram, del Danish Meteorological Institute.
Che cosa sta succedendo? Ora ci si chiede se "l'anomalia tra le anomalie", come l'hanno definita gli scienziati, possa essere dovuta a un indebolimento del vortice polare, dovuto in parte al riscaldamento globale.
Il vortice polare è quell'insieme di venti che fanno da argine, per l'Artico, alle masse di aria calda: questa corrente dipende dalla differenza di temperatura tra le alte e le medie latitudini, differenza che si sta assottigliando, poiché l'Artico si scalda più velocemente di qualunque altro luogo sulla Terra (qui sotto, le temperature medie di febbraio nell'artico e quelle del 2018, a confronto).
The extreme event continues to unfold in the high #Arctic today in response to a surge of moisture and "warmth"
— Zack Labe (@ZLabe) 25 febbraio 2018
2018 is well exceeding previous years (thin lines) for the month of February. 2018 is the red line. Average temperature is in white (https://t.co/kO5ufUWrKq) pic.twitter.com/cLeMxSxvWo
Tutto al contrario. Un'ipotesi è che un disequilibrio nel vortice polare abbia permesso a masse d'aria molto fredde di scendere insolitamente verso sud, "spingendo" aria calda verso nord. Questo spiegherebbe il gelo anomalo su buona parte d'Europa (incluse Roma e Napoli), ma al momento è ancora "un'ipotesi di lavoro". I bassi livelli di ghiaccio marino nell'Artico potrebbero aver contribuito al fenomeno, così come un picco anomalo di calore nella stratosfera all'inizio di febbraio, tutti fattori che si formano dai cambiamenti climatici di origine antropica.
Intanto, il ghiaccio marino nell'Artico si starebbe assottigliando a vista d'occhio: secondo la Nasa diminuirebbe del 13,2% ogni 10 anni, lasciando più acqua aperta alle alte temperature, e innescando così un circolo vizioso.