Un gruppo di ricercatori ha messo a punto un modello al computer per tracciare i percorsi e il destino dei detriti di plastica provenienti da fonti terrestri nel mar Mediterraneo. I risultati mostrano che si possono trovare in tutto il mare, dalle spiagge alla superficie e fino ai fondali. Si stima che nel Mediterraneo attualmente stiano galleggiando circa 3.760 tonnellate di plastica.
La produzione globale di plastica è cresciuta senza sosta dagli anni '50 ad oggi, con circa 368 milioni di tonnellate prodotte dal 2019. Di questa enorme quantità un'alta percentuale finisce nei mari e negli oceani, una volta terminato l'utilizzo: le stime suggeriscono che, attualmente, negli oceani tutto il mondo vi siano più di 250.000 tonnellate di detriti di plastica.
Il ciclo della plastica. In un simile scenario, il mar Mediterraneo non poteva essere esente dal problema. Anzi, il nuovo studio pubblicato su Frontiers in Marine Science mostra che questo mare è considerato un "punto caldo" per l'inquinamento da plastica, ossia uno dei luoghi al mondo più inquinati da detriti micro e macroplastici.
Ciò è probabilmente dovuto alle coste densamente popolate, alla pesca, alla navigazione, al turismo e al limitato deflusso di acque superficiali verso l'Atlantico. Allo stesso tempo, il Mediterraneo è ricco di biodiversità, che lo rende un'area di interesse per la conservazione degli ecosistemi marini. L'inquinamento da plastica colpisce tutti i livelli della biodiversità, ed è ormai noto che la microplastica è entrata anche nella catena alimentare umana attraverso il consumo di prodotti ittici.
A caccia di soluzioni. Ora il nuovo modello sviluppato dai ricercatori del Centro Ellenico per la Ricerca Marina, ha tracciato i percorsi e il destino finale dei detriti di plastica nel mar Mediterraneo. La simulazione ha preso in considerazione il periodo che va dal 2010 al 2017, tracciando il movimento della plastica dalle fonti terrestri – come fiumi e città costiere – verso il mare, tenendo conto di importanti processi di dispersione della plastica stessa una volta in acqua, come affondamento, vento e correnti.
Il modello ha preso in considerazione i potenziali accumuli di micro e macroplastiche nello strato superficiale del mare, nell'intera colonna d'acqua, sul fondale marino e sulle spiagge. E ha rivelato che il carico totale annuo di plastica che entra nel Mediterraneo è di circa 17.600 tonnellate, di cui la maggior parte finisce sul fondo, mentre 3.760 tonnellate, come si diceva sopra, rimangono a galleggiare.
Spiega l'autore principale, Kostas Tsiaras: «Il nostro modello ha mostrato una ragionevole capacità di riprodurre le distribuzioni della plastica osservate nell'ambiente marino e quindi può essere utilizzato per valutare lo stato attuale dell'inquinamento da plastica nel Mediterraneo e stimare l'impatto delle future azioni di pulizia e dei piani di gestione».
Come sono disperse. Rispetto alle macroplastiche, le microplastiche risultano meno abbondanti sulla superficie del mare a causa del loro affondamento più rapido, anche per effetto dell'aggressione di organismi marini (come le alghe) che le fanno precipitare, e si accumulano in profondità su fondo marino.
«Le macroplastiche invece, come i sacchetti di plastica e il polistirolo, possono galleggiare per periodi di tempo anche molto lunghi e percorrono distanze anche molto elevate dal punto in cui arrivano in mare», ha spiegato Tsiaras. Fonti di microplastiche sono state trovate nelle acque reflue trattate, principalmente vicino alle città metropolitane e alle aree densamente popolate lungo le coste francesi, spagnole e italiane.
Microplastiche di dimensioni maggiori sono state trovate in aree con elevate acque reflue non trattate, come nelle coste al largo della Grecia e della Turchia. Le macroplastiche sono invece abbondanti nelle aree con importanti apporti fluviali come le coste algerine, albanesi e turche e vicino alle città metropolitane e alle coste altamente popolate di Spagna, Francia e Italia.