Roma, 8 ott. - (AdnKronos) - Più posti di lavoro, minori costi per la realizzazione degli impianti, minori costi di conferimento e nessun onere per lo smaltimento dei residui. L'impianto di compostaggio batte il termovalorizzatore uno a zero. E' quanto risulta da un confronto effettuato dall’istituto di ricerca Meriam Research su due imprese del ciclo dei rifiuti presentato in occasione del Forum Rifiuti, la due giorni promossa da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club a Roma.
Ad ogni occupato nell'impianto di incenerimento - rileva il confronto - corrispondono tre occupati in quello di compostaggio; gli oneri finanziari al servizio dell’investimento per la costruzione del termovalorizzatore (400 milioni di euro) sono molto rilevanti (15 milioni di euro annui) e assorbono metà del risultato economico lordo; il costo di conferimento sopportato dalle amministrazioni locali per tonnellata conferita è mediamente di 103 euro per l'incenerimento (e senza il contributo dei certificati verdi inevitabilmente il costo di conferimento crescerebbe almeno sino a 115 euro), e di 83 euro per il compostaggio. Inoltre, gli oneri che la società che gestisce l'inceneritore deve sostenere per lo smaltimento di scorie (pari al 22%) e le acque di risulta ammontano a 9 milioni di euro.