Il 6 giugno 2023 un'esplosione ha provocato il crollo della diga di Kakhovka, un'infrastruttura costruita 68 anni fa lungo il fiume Dnipro in Ucraina. La diga che controlla un bacino idrico di 2155 km quadrati compreso tra le regioni di Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Kherson, nel sud del Paese, era sotto il controllo delle forze russe da più di un anno. La sua distruzione ha provocato la fuoriuscita di un'enorme massa d'acqua, che ha inondato molte parti dell'Ucraina meridionale, provocando almeno 10 morti e decine di dispersi, e rendendo necessaria l'evacuazione di oltre 20.000 persone.
Lasciando da parte, non certo per rilevanza, gli effetti di quello che molti hanno definito un atto terroristico sulla popolazione, sull'economia e sulle necessità energetiche della regione, proviamo a fare il punto sulle conseguenze ecologiche della distruzione della diga: una catastrofe ambientale che erode le scorte di cibo e acqua nella zona e che sta impattando duramente sugli ecosistemi del Mar Nero.
Quali sono i danni più immediati? Come spiega un articolo su Nature, la diga alta 30 metri e larga centinaia conteneva prima del crollo 19 km cubi di acqua, che veniva usata per l'agricoltura e per le necessità di 700.000 persone nel sud dell'Ucraina, per produrre energia idroelettrica e per i sistemi di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia. L'8 giugno il volume delle riserve idriche si era già abbassato a 11 km cubi, con l'acqua stessa che mentre veniva a mancare nelle città vicine (Kherson, Nikopol, Marhanets, Pokrov) era divenuta arma di distruzione di case, campi e infrastrutture. Lo scarso accesso a riserve di acqua dolce e pulita rischia di provocare nella regione una crisi igienico sanitaria, con la diffusione di malattie legate all'acqua stagnante.
In che modo il disastro inciderà sull'agricoltura? L'acqua esondata ha allagato decine di migliaia di ettari di campi coltivati e terre arabili, erodendo gli strati di suolo superficiali e - stando a quanto riferito da Oleksandr Krasnolutskyi, Vice Ministro per la protezione ambientale e le risorse naturali dell'Ucraina - rendendo impossibile la coltivazione di piante per molti anni avvenire. Le inondazioni potrebbero liberare i fertilizzanti usati in agricoltura di cui terre e piante erano intrisi nel fiume Dnipro, creando ulteriori danni agli ecosistemi acquatici. Senza contare che non ci sarà acqua a sufficienza nei canali di solito usati per l'irrigazione.
Quali gli impatti sugli ecosistemi animali? Sempre secondo Krasnolutskyi, quasi 160.000 e 20.000 uccelli sono minacciati dalla catastrofe. Il bacino idrico di Kakhovka ha una delle maggiori concentrazioni di specie di pesci d'acqua dolce di importanza commerciale.
Secondo l'Ukrainian Nature Conservation Group (UNCG), al momento dell'attacco la riserva fungeva da habitat per non meno di 43 specie ittiche, di cui 20 di importanza commerciale. Poiché sono state distrutte tutte le zone di riproduzione, occorreranno 7-10 anni per ripristinare queste popolazioni di pesci.
Di conseguenza un numero ancora non quantificabile di specie di uccelli acquatici, alcune delle quali nidificavano quasi esclusivamente in quest'area, è destinato a scomparire. Diversi parchi nazionali, inclusi nove siti di conservazione e cinque aree paludose di importanza internazionale, sono stati allagati, così come 55.000 ettari di foreste che ora risultano intrise di acqua stagnante.
Quali conseguenze avrà tutto questo sul Mar Nero? Come spiega in un lungo post l'UNCG, lo scarico di una tale quantità di acqua dolce potrebbe desalinizzare temporaneamente certe aree del Mar Nero, ma a preoccupare è soprattutto l'inquinamento: il crollo della diga ha favorito l'ingresso nell'acqua del Dnipro di grandi quantità di combustibile e lubrificante per macchine dell'impianto idroelettrico di Kakhovka, che si trova sulla struttura.
Si tratta di sostanze tossiche per gli organismi acquatici, che formano una pellicola inquinante sulla superficie dell'acqua e che hanno già causato la morte di pesci e gamberi ritrovati spiaggiati sul lungo mare della regione di Odessa. L'acqua esondata trasporta anche rifiuti edili, acque nere, oltre a tutti i detriti trascinati dalla distruzione degli insediamenti abitati e dei campi coltivati, e i metalli pesanti accumulati in decenni di emissioni delle città industriali limitrofe.
Ci sono pericoli per la vicina centrale nucleare? Al momento sembrerebbe di no. Anche se l'impianto di Zaporizhzia, chiuso da otto mesi, trae dal bacino l'acqua di raffreddamento per i suoi reattori, se anche i livelli di acqua disponibile scendessero troppo al di sotto per garantire continuità, la centrale può contare su approvvigionamenti alternativi e su due torri di raffreddamento che hanno minime necessità idriche.