Ecologia

Perché la combustione del legno non è a emissioni zero

Una decisione dell'EPA riporta d'attualità un problema che riguarda anche l'Europa: considerare il legname una fonte di energia pulita e rinnovabile è un errore.

Scott Pruitt, direttore dell'EPA (l'Agenzia per la protezione dell'ambiente americana), ha recentemente annunciato che le biomasse provenienti dalle foreste saranno considerate fonti a emissioni zero: d'ora in avanti la combustione di legname e prodotti della manutenzione forestale sarà considerata una forma di energia rinnovabile.

Potrebbe sembrare una di quelle brusche e sconcertanti virate a cui l'amministrazione Trump ci ha abituati, in tema di politiche ambientali. Se non fosse che anche l'Unione Europea considera la legna da ardere una fonte di energia pulita: in Europa si produce da pellet il 65% dell'energia elettrica definita "da fonte rinnovabile".

Focus Extra 82
Alle "biomasse della discordia" è dedicato un articolo su Focus Extra 82, il monografico di Focus con l'approfondimento su temi di grande attualità. Il numero 82, in edicola, è dedicato all'energia. © Focus

Bufale vere per legge. Peccato che l'uso del legname per ricavare energia non faccia che aggravare il bilancio globale delle emissioni di CO2. L'idea che le biomasse fossero da considerare una valida alternativa ai combustibili fossili nelle foreste definite sostenibili era suffragata dalla convinzione che il carbonio emesso dalla combustione degli alberi fosse riassorbito da quelli piantati al loro posto.

Tuttavia è stato dimostrato che le giovani foreste non sono in grado di sequestrare la stessa quantità di andiride carbonica delle precedenti generazioni di alberi, specie se, per esigenze industriali, le piante vengono abbattute prima che siano completamente cresciute.

Il legno È poco efficiente. Dal punto di vista energetico, inoltre, il legname è assai meno efficiente del carbone: il suo potere calorifico (che è un indicatore di quanta energia può fornire per ogni chilo di peso) è circa la metà del carbone. Per ottenere la stessa resa occorre quindi bruciarne molto di più.

Emissioni extra derivano poi dalla combustione del legno stesso, che rilascia particelle inquinanti in atmosfera, dalla filiera produttiva per la lavorazione del legno (dai trasporti ai processi di riduzione in pellet) e dal fatto che suoli e radici continuino a rilasciare carbonio per anni, anche dopo l'abbattimento della pianta.

Chi garantisce, poi, che vi siano nuove foreste a sostituire quelle abbattute, e che i nuovi alberi abbiano il tempo di crescere per compensare il danno precedente? La decisione dell'EPA ha allineato verso il basso Vecchio e Nuovo continente, annullando per decreto uno dei pochi punti di merito rimasti, nelle politiche statunitensi, su temi ambientali.

1 maggio 2018 Elisabetta Intini
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