Ecologia

Per la moda sostenibilità è dire no alle sostanze chimiche pericolose

E' quanto emerge da una ricerca svolta da Sustainbility-lab, condotta su 18 brand mondiali. Al secondo posto, a pari merito per interesse, si trovano la tracciabilità e l’assenza di pratiche crudeli verso gli animali o che minacciano la biodiversità.

Roma, 16 gen. - (AdnKronos) - La moda è sempre più green: dalla scelta delle materie prime, ai processi e alle tecnologie in uso, alla caratteristiche della supply chain. Ma la qualità ritenuta più importante è senza dubbio l'assenza di sostanze pericolose. E' quanto emerge da una ricerca svolta da Sustainbility-lab, condotta su 18 brand mondiali tra cui Armani Group, Mango,Marks & Spencer, Monnalisa, Puma, Salvatore Ferragamo e Vivienne Westwood.

Dovendo definire il concetto di sostenibilità i grandi marchi, dunque, non hanno dubbi e, tra le scelte, al primo posto svetta l'assenza di sostanze chimiche pericolose. Si tratta, infatti, di una caratteristica indispensabile per 14 marchi su 18, e considerata dai restanti 4 come un fattore che può fare la differenza nella scelta del fornitore. Al secondo posto, a pari merito per interesse, si trovano la tracciabilità e l’assenza di pratiche crudeli verso gli animali o che minacciano la biodiversità.

Entrambe le caratteristiche sono indicate come indispensabili dalla metà dei marchi (9 su 18) e considerate anche da altri 6 come fattori che possono fare la differenza nella scelta del fornitore. L’interesse per la tracciabilità riflette un bisogno di trasparenza, in un contesto di globalizzazione dei sistemi di fornitura. L’interesse per l’assenza di pratiche crudeli verso gli animali, uniformemente distribuito tra marchi del lusso, del mass market e dell’outdoor, testimonia invece una sensibilità alla valorizzazione della natura in tutte le sue forme.Al quarto posto si trova il fair trade, non inteso come certificazione, ma come approccio responsabile alla gestione della supply chain.

16 gennaio 2015 ADNKronos
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