Chi riteneva che uno dei pochi vantaggi portati dal riscaldamento globale fosse l'apertura del Passaggio a nord-ovest, la rotta marina che attraversa le acque dell'Arcipelago artico canadese e che dal 2007 è occasionalmente navigabile, nella bella stagione, a causa della riduzione dei ghiacci artici, dovrà forse ricredersi. La parte più a nord del Passaggio non sta, come auspicato da chi ha cuore il commercio e un po' meno il Pianeta, divenendo più sgombra e navigabile, bensì più congestionata da spessi frammenti di ghiaccio marino in arrivo da nord. Lo dimostra un'analisi pubblicata su Communications Earth & Environment.
Passaggio a nord-ovest: da dove... passa?
Il Passaggio a nord-ovest è una rotta navale a nord del Canada che mette in comunicazione gli oceani Atlantico e Pacifico, passando attraverso l'arcipelago artico canadese all'interno del Mar Glaciale Artico. In molti ritengono che, a causa delle alte temperature conseguenti alla crisi climatica, questa via d'acqua rimarrà con il tempo sempre più spesso e sempre più a lungo libera dal ghiaccio marino, rendendo possibile la navigazione e permettendo un collegamento assai più rapido tra Europa e Asia. Attualmente le navi che viaggiano tra il Vecchio Continente e l'Estremo Oriente devono passare per il canale di Panama. Transitando nell'Arcipelago artico canadese risparmierebbero circa 4.000 km in mare.
Passaggio a nord-ovest: la verità nelle carte di navigazione
Alison Cook, scienziata della Scottish Association for Marine Science, e del Dipartimendo di Geografia, Ambiente e Geomatica dell'Università di Ottawa (Canada) ha studiato insieme ai colleghi le mappe sulla distribuzione del ghiaccio marino fornite dal Canadian Ice Service. Obiettivo dei ricercatori era calcolare il numero di settimane all'anno in cui diverse sezioni lunghe 10 km delle rotte navigabili nell'Artico canadese sono risultate praticabili a navi capaci di avanzare nel ghiaccio spesso fino a 70 cm, tra il 2007 e il 2021.
L'analisi ha rivelato che il Passaggio non si era liberato, anzi. In tre sezioni della sua parte più a nord, nel periodo di tempo considerato, le settimane in cui la navigazione era possibile sono diminuite a causa della presenza di diverse strettoie causate dalla presenza di troppo ghiaccio in mare. Per esempio la stagione navigabile nella parte orientale del Mare di Beaufort Sea si è accorciata passando da 27 a 13 settimane. Nello Stretto di M'Clure è passata da 6 settimane e mezzo a 2 all'anno.
Ghiaccio fluttuante in arrivo da nord
Il motivo sarebbe l'afflusso nell'area di spesso ghiaccio marino proveniente da una regione a nord della Groenlandia chiamata Last Ice Area: l'ultimo serbatorio di antico (e dunque, appunto) spesso ghiaccio marino che resiste alle pressioni del global warming, come si vede nell'animazione della NASA qui sotto, basata su dati satellitari.
Si pensa che nei prossimi anni, l'ultimo ghiaccio marino dell'Artico a resistere anche nella stagione estiva si troverà in questo specchio di oceano, e sarà fondamentale per tutte quelle forme di vita che dal ghiaccio dipendono. Il riscaldamento globale che per ora ha risparmiato queste riserve, più spesse e resilienti, ha però reso il ghiaccio più instabile e mobile. Permettendogli di viaggiare più a sud e di mettere "i bastoni tra le ruote" alle grandi navi rompighiaccio.
L'impatto sulle popolazioni artiche
La scoperta potrebbe avere conseguenze non solo sulla navigazione, ma anche sulla vita delle comunità costiere dell'Artico canadese, che da queste acque traggono sostentamento.