Come se non bastassero gli insetticidi (vedi link) le api hanno anche molti nemici “naturali”, come parassiti o patogeni. Due tra più noti sono l’acaro Varroa destructor e il virus delle ali deformate (deformed wing virus), trasmesso proprio dall’acaro. Il primo è un parassita esterno, che si nutre dell’emolinfa (sangue) delle api; il secondo, come suggerisce il nome, provoca la crescita scorretta delle ali degli insetti.
Una ricerca italiana, condotta da Francesco Pennacchio, docente di entomologia generale e applicata all'Università degli studi di Napoli e da Francesco Nazzi, dell’Università di Udine, dove opera un’unità di ricerca, ha ora stabilito che i due avversari delle api si organizzano per favorire l’attacco all’insetto. Il meccanismo è in apparenza molto semplice: il virus abbassa le difese immunitarie delle api, e facilita in questo modo la riproduzione dell’acaro.


Gli acari attaccano l'alveare nutrendosi delle larve delle api: queste si difendono producendo una specie di scudo di melanina e altre sostanze che bloccano l’attività dei parassiti.
Quando le api sono infettate dai virus, i geni dell’immunità che sottostanno alla produzione delle sostanze protettive sono meno attivi, e in questo modo le difese delle api sono meno forti. Di conseguenza, l’acaro può continuare a nutrirsi e agire a sua volta da vettore del virus che viene diffuso anche in altre api. È un meccanismo definito feedback positivo e porta all’aumento dell’infezione, con i virus che aiutano l’acaro il quale a sua volta aiuta il virus.
Secondo Francesco Pennacchio, «acari e virus insieme sono un importante fattore nello spopolamento degli alveari, anche se non l'unico. Se le api sono sottoposte ad altri stress, come temperature elevate, scarsità di cibo o pesticidi come i neonicotinoidi, sono più deboli e facili da attaccare da parte dei parassiti». La temuta "moria della api", quindi, ha molte cause diverse.