La COP26 (la conferenza sul clima che si tiene a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre) è alle porte, e un report pubblicato da Carbon Brief tira le somme dell'inquinamento atmosferico puntando il dito contro i Paesi che hanno contribuito maggiormente alle emissioni dal 1850 a oggi. La critica, più che all'inquinamento del passato, è al mancato impegno per cercare di frenare le emissioni nel presente: tra i dieci Paesi più inquinanti degli ultimi 170 anni, solo quattro (USA, Germania, Regno Unito e Canada) si sono posti obiettivi ambiziosi (almeno in teoria) per provare a limitare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Foreste addio. L'analisi prende in considerazione per la prima volta anche le emissioni causate dalla deforestazione e da altri cambiamenti al territorio, oltre alla produzione di cemento e all'uso dei combustibili fossili: a causa dell'inclusione dei nuovi parametri, troviamo nella top ten Paesi apparentemente poco inquinanti, come Indonesia e Brasile, che per far spazio a piantagioni di palma da olio e soia bruciano ogni anno ettari di foreste. «La CO2 derivata da deforestazione e cambiamenti d'uso nel territorio costituisce un terzo delle emissioni totali accumulate dal 1850», sottolinea Simon Evans, di Carbon Brief.
Rimandati. Gli obiettivi climatici fissati dai diversi Paesi sono ben schematizzati dal sito Climate Action Tracker, che dà anche un breve giudizio per ognuno: quelli della Russia (secondo Paese per emissioni di CO2 dopo gli USA) sono definiti "gravemente insufficienti", mentre quelli di Brasile, Indonesia, India e Cina sono "altamente insufficienti". «Questa nuova analisi mostra chiaramente chi sono i principali responsabili dell'emergenza climatica attuale», spiega Mohamed Masheed, ambasciatore del Climate Vulnerable Forum: «Principalmente gli USA, ma negli ultimi decenni anche Russia e Cina.»
Un'emergenza recente. Dal 1850 a oggi non tutti i Paesi presenti nella lista hanno inquinato allo stesso modo: la Russia, ad esempio, la nazione più inquinante fino al 2007, è stata sorpassata poi dalla Cina, le cui emissioni hanno iniziato ad aumentare a partire dagli anni Settanta, in concomitanza con la crescita economica e industriale del Paese. Anche il Regno Unito, il terzo Paese più inquinante al mondo fino al 1970, è stato poi superato dal Brasile. «Guardare alla storia è importante, ma non dobbiamo dimenticare che quasi due terzi della CO2 accumulata oggi nell'atmosfera sono stati emessi dal 1980, e quasi il 40% dal 2000», afferma Robbie Andrew, di Cicero (Center for International Climate Research - un centro di ricerca climatica norvegese), che sottolinea che «dobbiamo impegnarci adesso per fermare ciò che sta accadendo.
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