Lo scorso anno è stato l'8 agosto. Nel 2017, il giorno della vergogna è arrivato prima: è il 2 agosto l'Overshoot Day, la X sul calendario che indica il giorno in cui l'umanità ha esaurito tutte le risorse che il Pianeta aveva "messo a budget" per l'anno intero. In pratica attraverso la pesca sconsiderata, la deforestazione, l'utilizzo d'acqua, l'estrazione di combustibili fossili, le attività agricole, il consumo di territorio per l'allevamento, le attività minerarie e via dicendo, abbiamo finito le risorse che la Terra è capace di rigenerare in un anno - e mancano ancora 5 mesi alla fine di quello in corso.
I pianeti che non abbiamo. In base ai calcoli del Global Footprint Network, l'organizzazione che ha sviluppato questo concetto e la campagna di sensibilizzazione, stiamo consumando e inquinando come se avessimo a disposizione 1,7 Terre. Il 60% della nostra impronta ecologica (la voce che viene messa in relazione alla capacità di produrre risorse del Pianeta) è dato dalle emissioni di CO2 (o meglio, dalla richiesta di natura che possa assorbirle): anche solo dimezzandole, riusciremmo a spostare in avanti la data dell'Overshoot Day solo di 89 giorni, 3 mesi.
Il settore alimentare. La produzione di cibo è responsabile di una fetta importante dei gas serra che emettiamo: il 24% di questi proviene dal settore agricolo. E non bisogna necessariamente essere coltivatori per iniziare ad agire. Fondazione Barilla ha calcolato che lo spreco di cibo produce, da solo, l'immissione in atmosfera di 24,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica all'anno, di cui 14,3 milioni dovuti agli sprechi domestici.
Dimezzando lo spreco alimentare, riducendo il consumo di proteine animali e tagliando l'eccesso di calorie nell'alimentazione, fenomeno tipico dei Paesi industrializzati, potremmo abbassare la nostra impronta ecologica del 22%, e posticipare l'Overshoot Day di 42 giorni.