Roma, 3 apr. - (AdnKronos) - Nessun problema di sicurezza. Il deposito delle scorie nucleari, da solo, non può saltare in aria e gli standard di sicurezza individuati garantiscono anche per i rifiuti ad alta attività. A rassicurare sulle preoccupazioni legate alla struttura e ai rischi connessi è Lamberto Matteocci, responsabile del dipartimento nucleare dell'Ispra. (CRITERI PER LA LOCALIZZAZIONE DELL'IMPIANTO)
Secondo la legge, il deposito nazionale per le scorie nucleari “consta di due componenti: uno di smaltimento di rifiuti a bassa e media attività di tipo superficiale, e quindi non geologico e uno di immagazzinamento provvisorio di lunga durata, ossia 50-100 anni, per i rifiuti alta attività che sono quelli correlati al trattamento dei combustibili irraggiati”.
Per questi rifiuti, spiega Matteocci all'Adnkronos, “c'è la necessità di trovare una collocazione. E' previsto da accordi internazionale. Non si può fare diversamente”. L'impianto quindi necessita di una struttura di smaltimento, per quelli a bassa e media attività, e una di stoccaggio per i rifiuti radioattivi ad alta attività. La struttura per lo smaltimento, spiega Matteocci, “è pensata nel lungo termine dalla quale i rifiuti non si dovranno rimuovere”. Per questo impianto “entrano in gioco tre componenti: il rifiuto come trattato, la struttura e la scelta del sito che non deve permette al rifiuto di entrare in contatto con la biosfera”.
Per lo stoccaggio temporaneo, invece, sottolinea Matteocci, “gran parte della sicurezza del deposito è assicurata dal progetto dei contenitori e dalla struttura. La scelta del sito è un elemento secondario agli altri aspetti”. Questo vuole dire che i criteri individuati per il deposito dei rifiuti a bassa e media attività sono addirittura più stringenti di quelli che entrano in gioco per la struttura di stoccaggio di quelli ad alta attività. E non solo. “La sicurezza dell'impianto dovrà essere dimostrata anche nel processo autorizzativo che dovrà essere fornito”.
Quanto ai possibili incidenti “sono da escludere” assicura Matteocci. Il deposito nazionale “non è una bomba come non lo è una centrale nucleare”. Si tratta di “una struttura statica e non dinamica composta da una serie di bidoni fatti molto bene”. L'Italia, conclude Matteocci, "ha bisogno di recuperare una cultura di informazione sul tema del nucleare".