Roma, 2 ott. - (AdnKronos) - Per gestire i rifiuti radioattivi del nostro paese "si spendono 300 milioni di euro all'anno. Una tassa 'occulta' che si paga da decenni nella bolletta elettrica". Lo afferma all'Adnkronos, Stefano Vignaroli, deputato M5s e vicepresidente della commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti che, insieme a Dorina Bianchi ha redatto la relazione sulla gestione dei rifiuti nucleari in Italia e sulle attività connesse. (Verso il deposito nazionale)
La relazione, approvata all'unanimità dalla commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, sarà presentata ai presidenti del Senato e della Camera nei prossimi giorni, per la successiva discussione in Parlamento. In particolare, la relazione sottolinea alcune criticità del sistema, ad iniziare dai ritardi dei governi "che si ripercuotono sull'anno successivo e che costano caro ai cittadini".
Secondo il deputato del M5s, "la riduzione del budget delle attività gestionali di Sogin comporta un importante ritardo nella fase di dismissione degli impianti nucleari italiani, con un aggravio della spesa pubblica". Attualmente, i rifiuti prodotti dallo smantellamento degli impianti nucleari e dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, "sono sparsi in diversi siti", 22 per la precisione.
La situazione più critica è quella della ex Cemerad di Statte a pochi chilometri da Taranto "dove i rifiuti radioattivi sono abbandonati in un capannone arrugginito". In vista poi della scelta della costruzione di un deposito unico in un’area del territorio italiano, Vignaroli segnala anche i ritardi nella messa in funzione dell’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, per cui devono ancora essere nominati i vertici.