Roma, 17 nov. -(AdnKronos) - Non solo No Tav. Nel 2014 i casi di opere infrastrutturali contestate in Italia sono stati 355, il 5% in più rispetto all'anno precedente quando nel mirino erano entrate 336 grandi opere. Le più bersagliate (il 62%), quelle del comparto energetico e soprattutto del settore degli idrocarburi.
E' quanto emerge dal decimo rapporto dell'Osservatorio Nimby Forum che dal 2004 monitora le contestazioni a opere e infrastrutture in costruzione o ancora in progetto in Italia. Con 222 impianti e un incremento del 4,2% rispetto al 2013 il comparto energetico nel 2014 è stato il bersaglio numero uno. Da segnalare, come effetto collaterale dello Sblocca Italia, l’aumento dei focolai di protesta contro impianti/progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi: dai 10 del 2013 ai 32 di quest’anno, il settore scala la classifica degli impianti più contestati in ambito energetico, posizionandosi per la prima volta al secondo posto (9,3% del totale).
In linea con la precedente edizione e con l’ormai consolidato trend di proteste contro le fonti rinnovabili, troviamo le centrali a biomasse (101 impianti, pari al 28,4% del totale). Sempre nel macrosettore energetico, crescono di 1 punto percentuale le centrali idroelettriche che, dal 5,1% del 2013, passano al 6,2% del 2014. Rifiuti (25,9%) e infrastrutture (8,7%) si attestano al secondo e terzo posto tra i macrosettori più contestati, dopo quello energetico.
Nel 2014 la sindrome Nimby si diffonde prevalentemente attraverso comitati e movimenti di iniziativa popolare. Promotori della protesta nel 32,5% dei casi, questi soggetti trovano spesso il sostegno dei rappresentanti della politica nazionale (24,8%) e degli enti pubblici (21,1%).
Il rinnovato slancio delle opposizioni contro il settore idrocarburi si riflette in un accresciuto attivismo delle associazioni ambientaliste, le cui iniziative Nimby passano dal 13,9% del 2013 al 15,6% del 2014. Per quanto riguarda la dislocazione geografica, l’Italia continua a presentarsi come un Paese diviso tra Nord e Sud. Le sole regioni Lombardia e Veneto ospitano ben il 29% delle contestazioni, contro il 21,6% delle Regioni del Sud. L’impatto sull’ambiente si colloca al primo posto tra le ragioni di protesta (38,97% sul totale), evidenziando un significativo +89% rispetto al 2013. Un dato certamente coerente con l’aumento dei casi di contestazione dei progetti di prospezione e ricerca di idrocarburi. Meno sentite, rispetto agli anni passati, le preoccupazioni per la salute e la qualità della vita, che calano rispettivamente al 13,6% e all’11,7% (-8% e -44% sul 2013).
Le iniziative di comunicazione rimangono prerogativa degli oppositori (83,4%), i quali ricorrono in misura crescente a siti internet e social network (+6%). Diminuiscono gli incontri pubblici e le manifestazioni o sit-in (rispettivamente 21,8% e 17% sul totale).
Il fenomeno Nimby è sempre più un fenomeno social. A questo nuovo veicolo della protesta contro le grandi opere, l’Osservatorio ha dedicato un focus particolare, concentrando l’analisi sui movimenti No Tav e No Triv, rilevanti anche in funzione dell’incremento registrato sul fronte del No agli idrocarburi.
Presenti su Facebook dal 2008, i No Tav comunicano prevalentemente attraverso la pagina 'No Tav. Organizzazione comunitaria', che conta 56.860 like, con decine di pagine e gruppi collegati: No Tav Valle di Susa, No Tav Venaus, No Tav La Maddalena, etc. rappresentano declinazioni geograficamente più mirate e in grado di coinvolgere fino a ulteriori 70.000 utenti. Più recente la pagina Facebook 'Coordinamento Nazionale-No Triv' che ha all'attivo 5.856 like circa, circa 20 pagine collegate (Coordinamento No Triv-Terre di Bari, No Trivelle Capo di Leuca, etc), un totale di sostenitori pari a 10.000 e aggiornamenti di pagina quotidiani.
Dal punto di vista qualitativo dell’utilizzo delle piattaforme social, risulta evidente la maggiore capacità del movimento No Triv di governare e condurre in maniera organica l’engagement online con la propria base, che ha introiettato una forte identificazione con la 'causa'. Diverso l’approccio dei No Tav, per i quali la ragione iniziale di contestazione è in parte diluita in un contesto di comunicazione antagonista, anche rispetto a tematiche differenti e di natura politica, ideologica, economica e internazionalista.