Roma, 30 giu. (AdnKronos) - Nuova manifestazione di Greenpeace contro i giganti petroliferi. Alle prime ore di questa mattina, un’ottantina di attivisti di Greenpeace hanno bloccato tutte le stazioni di rifornimento di Shell a Zurigo. La protesta non violenta, riferisce l'associazione ecologista, è parte della campagna globale contro i pericolosi piani del gigante petrolifero anglo-olandese, che domani potrebbe dare il via alla ricerca di idrocarburi nel mare Artico di Chukchi, in Alaska. Gli attivisti, provenienti da tutta Europa, Italia compresa, si sono incatenati alle pompe di benzina e dal tetto di una delle stazioni di servizio hanno aperto un grande striscione con il messaggio 'Stop Shell'. "Se Shell dovesse iniziare la ricerca di idrocarburi nell’Artico potrebbe devastare questo meraviglioso ecosistema, mettendo in pericolo le specie che vi abitano, come orsi polari e trichechi" afferma Nadine Berthel, responsabile della campagna Artico per Greenpeace Svizzera". "Non si può trivellare in modo sicuro nell’Artico: la questione non è se si verificherà uno sversamento di petrolio, ma quando accadrà. Per questo, -afferma ancora Berthel- sette milioni di persone da tutto il mondo hanno già fatto sentire la propria voce, chiedendo a Shell di restare fuori dall’Artico".
In maggio l’amministrazione Obama ha approvato i piani di Shell per cercare petrolio nel mare di Chucky, in Alaska. Da allora, tuttavia, la multinazionale petrolifera è stata costretta ad affrontare un movimento di opposizione sempre più vasto. Le estreme condizioni artiche, con giganteschi iceberg in movimento e mari tempestosi, "rendono estremamente rischiose le trivellazioni offshore. Lo stesso governo degli Stati Uniti -avverte Greenpeace- stima che ci sia il 75 per cento di probabilità di un ingente sversamento di petrolio. E gli scienziati affermano che, se dovesse succedere, sarebbe impossibile rimediare al danno, con pesanti conseguenze sulla fauna, unica e preziosa, dell’Artico". Già nel 2012, "un precedente tentativo di Shell di trivellare nell'Artico è stato costellato da molteplici carenze operative, culminate con l’incagliamento del suo impianto di perforazione. Altre compagnie petrolifere, come ConocoPhillips, Eni e il gigante petrolifero norvegese Statoil, -conlcude l'associazionae- hanno invece sospeso i loro piani di trivellazione nel mare Artico in Alaska".