Ecologia

Gli insetticidi sono una minaccia per le api...

Uno studio commissionato dai produttori di pesticidi dimostra i danni di queste sostanze a carico delle api, ma le stesse aziende mettono in dubbio i risultati.

I pesticidi neonicotinoidi sono dannosi per le api: il responso è arrivato dal più grande studio realizzato finora sugli effetti di questa classe di sostanze, da tempo sotto osservazione per i presunti danni alle popolazioni di insetti pollinatori.

Nello studio, pubblicato su Science (sommario, in inglese), realizzato dal Centre for Ecology and Hydrology, un’organizzazione di ricerca inglese, finanziato dai due maggiori produttori di insetticidi, Bayer CropScience (per il clothianidin) e Syngenta (per il thiamethoxam), i ricercatori affermano che il danno alla salute delle api è confermato.

Ma la lettura che danno allo stesso studio i produttori è differente: secondo loro, i dati non permettono di arrivare a conclusioni nette. È probabile insomma che ci vorrà ancora del tempo per mettere la parola fine alla controversia sull’uso di queste sostanze.

Da vicino: faccia a faccia con le api. © Sam Droege/ USGS Bee Inventory and Monitoring Lab

Alternativa "sicura"? I neonicotinoidi sono una classe di pesticidi derivati dalla nicotina e introdotta negli anni Novanta come “alternativa sicura” al micidiale DDT.

Oggi, con un fatturato globale di circa 4 miliardi di dollari, sono la categoria di sostanze più usata al mondo come insetticidi. Invece di essere spruzzati sulle piante, come gli insetticidi tradizionali, a essere trattati sono di solito i semi. Via via che la pianta cresce, le sostanze finiscono però anche nelle altre parti, fino ai fiori, nel polline e nel nettare. E da qui, alle api.

Negli ultimi anni il declino nelle popolazioni di api osservato in Europa, in America del nord e in altre parti del mondo, è stato attribuito, tra altri fattori, proprio anche all’utilizzo dei neonicotinoidi. Tanto che, nel 2013, tre delle molecole appartenenti a quella classe di prodotti, sono state oggetto di un bando in Europa (vedi: Che fine hanno fatto le api?): in attesa di ulteriori certezze, vietato usarli sulla colza e poche altre colture.

Da molto vicino: api al microscopio.

Sospetti. Varie ricerche negli anni scorsi hanno suggerito che i pesticidi siano tossici per molte specie, dai vermi esposti ai pesticidi tramite il terreno, l’acqua, l’aria o direttamente le piante, agli insetti impollinatori come api e farfalle, esposti alla contaminazione attraverso il polline e l’aria.

Questi studi, svolti per la maggior parte in laboratorio, sono stati criticati o perché le dosi cui sono stati sottoposti gli animali nei test erano molto elevate, lontane da quelle possibili in natura, o perché le conclusioni non sono state nette. Lo studio appena concluso avrebbe dovuto risolvere con un ampio test "sul campo" proprio la controversia sul caso delle api, ritenute una delle specie più vulnerabili.

Per lo studio, in 33 campi sperimentali coltivati a colza nel Regno Unito, in Germania e in Ungheria, sono state distribuite tre specie di api: la normale ape domestica (Apis mellifera) e due varietà selvatiche, Bombus terrestris e Osmia bicornis. Alcune popolazioni sono state sistemate nei pressi delle colture trattate con neonicotinoidi (in particolare con il clothianidin e il thiamethoxam), e altre in campi dove non era stato usato alcun pesticida oppure altre sostanze di controllo.

I risultati. In Ungheria, la primavera successiva al trattamento, le colonie di api vicine alla colza trattata con clothianidin contavano circa un quarto di individui in meno. In Inghilterra l’andamento è stato più o meno simile, mentre in Germania le api non hanno mostrato particolari problemi.

Per le specie selvatiche, sono stati osservati degli effetti negativi sulla riproduzione, in termini di popolazione della colonia l’anno successivo.

Secondo gli autori dello studio, non c’è dubbio che gli insetticidi siano un problema per le api, e il caso della Germania, dove non sono stati osservati particolari danni, potrebbe solo voler dire che le api della regione erano in partenza più sane di quelle degli altri due paesi. Inoltre, i fiori selvatici ai margini dei campi sperimentali potrebbero aver offerto alle api un’alternativa rispetto a quelli trattati con i pesticidi.

Lunga durata. Intanto un altro studio, anche questo pubblicato su Science, ha guardato agli effetti dell’uso dei neonicotinoidi sugli alveari in Canada. Secondo Amro Zayed, uno degli autori, «la più grande sorpresa è stata constatare che troviamo traccia dei neonicotinoidi durante tutte le stagioni». La durata dell’esposizione sarebbe dunque assai maggiore di quanto ci si aspettava.

Decisione a fine 2017. Per gli scienziati i risultati parlano chiaro: gli insetticidi non uccidono le api, ma le rendono più vulnerabili, contribuendo così con altri fattori, dai cambiamenti climatici ai parassiti, alla diminuzione degli alveari. Alla fine di quest’anno, l’Unione Europea dovrebbe alleggerire o confermare il bando imposto sui neonicotinoidi: i risultati di questi studii dovrebbero avere un peso importante sulla decisione.

5 luglio 2017 Chiara Palmerini
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