"Omega-3": basta nominarli e subito vi saltano in mente le pubblicità del cibo proveniente dal mare ed esaltato perché ricco di questi acidi grassi fondamentali per l'essere umano. Negli ultimi anni in particolare, gli omega-3 sono diventati quasi delle star, e anche chi non si interessa di nutrizione (o di biologia in generale) sa che esistono, che ci fanno bene e soprattutto che il nostro corpo non è in grado di produrli autonomamente.
Ecco perché un nuovo studio condotto dalla Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) e raccontato sul loro sito è così inquietante: sostiene che, a causa dell'aumento delle temperature globali, nei prossimi anni la quantità di omega-3 prodotti negli oceani di tutto il mondo si ridurrà drasticamente, con effetti a cascata su tutto l'ecosistema e anche noi esseri umani.
A caccia di planCton. Come detto sopra, gli omega-3 sono una categoria di acidi grassi fondamentale per il nostro metabolismo ma che il nostro corpo non è in grado di produrre autonomamente, e deve quindi assumere da fonti esterne. Che nel caso degli omega-3 sono le creature marine di cui ci nutriamo: il plancton che sta alla base della rete trofica degli oceani li produce, i pesci e gli altri animali marini mangiano il plankton, e quando noi li mangiamo a nostra volta, assimiliamo gli omega-3 che ci servono.
Il WHOI ha condotto un'indagine su scala mondiale per calcolare la quantità e la distribuzione di omega-3 di origine planctonica presente nei nostri oceani, analizzando quasi 1.000 diversi campioni provenienti da 146 diverse location, e raccolti nel corso di quasi dieci anni di spedizioni. Per ognuno di questi campioni, gli scienziati del WHOI hanno misurato la quantità di acidi grassi in essi contenuti e anche la loro varietà, facendo particolare attenzione alla concentrazione di omega-3.
Grassi saturi e insaturi. Quello che hanno scoperto è strettamente legato a un altro concetto ormai molto noto anche tra i non esperti: la differenza tra grassi saturi e quelli insaturi, e il fatto che, semplificando all'estremo, i primi sono dannosi per la nostra salute mentre i secondi (come gli omega-3) sono "buoni". L'analisi dei campioni ha rivelato che c'è un legame diretto tra la temperatura dell'acqua e i grassi saturi: più fa caldo più il plankton ne produce, a discapito di quelli insaturi.
Questo significa che, man mano che gli anni passano e le temperature globali continuano ad aumentare, il plancton oceanico produrrà sempre meno omega-3 e sempre più grassi di altro tipo: la conseguenza per noi umani è che il cibo proveniente dal mare sarà sempre meno nutriente, e la necessità di assumere omega-3 in altri modi (magari tramite integratori) sempre più pressante.
Un altro esempio di come i cambiamenti climatici stiano avendo effetti non solo devastanti, ma soprattutto imprevedibili e inaspettati.