Ecologia

Entro fine secolo i migranti climatici come minimo triplicheranno

Nei prossimi decenni a causa della siccità saranno sempre più i migranti che lasceranno il proprio Paese, con pesanti conseguenze economiche e sociali.

La siccità dovuta ai cambiamenti climatici costringerà sempre più persone a emigrare dal proprio Paese di origine per cercare una vita migliore altrove: è quanto afferma uno studio pubblicato su International Migration Review, che prevede che - nella migliore delle ipotesi! - entro la fine del secolo i migranti climatici cresceranno del 200% rispetto a ora.

Secondo il report dell'IDMC (Internal Displacement Monitoring Centre) nel 2020 sono state 55 milioni le persone costrette a emigrare dal proprio Paese a causa dei cambiamenti climatici.
Secondo il report dell'IDMC (Internal Displacement Monitoring Centre) nel 2020 sono state 55 milioni le persone costrette a emigrare dal proprio Paese a causa dei cambiamenti climatici. © Richard Juilliart | Shutterstock

Due ipotesi. Per arrivare a queste conclusioni il team di ricerca ha utilizzato 16 modelli climatici per prevedere diversi scenari di siccità per il resto del XXI secolo, concentrandosi in particolare su due previsioni: una più ottimistica, che ipotizza il rispetto degli obiettivi di riduzione delle emissioni degli Accordi di Parigi; una più pessimistica, nella quale si immagina che i Paesi continueranno a utilizzare la stessa quantità di energia attuale e a emettere gas serra.

Secondo le stime, nei prossimi decenni i migranti climatici potrebbero aumentare del 200% nel caso in cui le emissioni venissero ridotte, e fino al 500% se non riuscissimo a rispettare gli obiettivi degli Accordi di Parigi.

Nuova categoria: per ora le leggi internazionali riconoscono legalmente solo i migranti che scappano da guerre o conflitti (nell’immagine, cittadini ucraini in fuga dal conflitto), ma bisognerebbe iniziare a pensare di introdurre una nuova categoria, quella dei migranti climatici.
Nuova categoria: per ora le leggi internazionali riconoscono legalmente solo i migranti che scappano da guerre o conflitti (nell’immagine, cittadini ucraini in fuga dal conflitto), ma bisognerebbe iniziare a pensare di introdurre una nuova categoria, quella dei migranti climatici.

Immobili. La ricerca presenta poi un altro tipo di "migranti", detti immobili - persone che vorrebbero andarsene dal proprio Paese ma non possono farlo a causa delle difficoltà nel raggiungere la nuova destinazione, o perché la regione dove vogliono andare non è disponibile ad accogliere altre persone: «Questi cittadini rimangono intrappolati nel proprio Paese, e questa immobilità contribuisce all'instabilità e alla sofferenza sociale», spiega Oleg Smirnov, coordinatore dello studio. Anche in questo caso, le stime parlano di un minimo del 200% in più di migranti immobili, nel migliore dei casi, fino a un 600% in più nella peggiore delle ipotesi.

Chi migrerà (o vorrà farlo)? I migranti dei prossimi decenni proverranno principalmente da Nigeria, Egitto, Cina, Turchia, Algeria, Messico, Marocco e Venezuela, ma non tutti riusciranno a raggiungere la Terra (climatica) Promessa: Turchia, Messico, Marocco, Cina, Algeria, Brasile e Mali saranno anche, secondo le previsioni, gli Stati natale di migranti "immobili", che vorranno scappare ma non potranno farlo. A sorpresa nella top 20 di questa nuova categoria (migranti immobili) troviamo anche l'Italia, che si piazza al 19° posto, dietro all'Angola e davanti al Sudafrica.

Nel complesso, sottolineano gli autori, la ricerca mostra chiaramente che è meglio prevenire che curare: gli attuali costi sociali ed economici di mitigazione dei cambiamenti climatici sono sicuramente minori rispetto a quelli che dovremo affrontare se non faremo nulla per proteggere il clima del nostro Pianeta.

7 maggio 2022 Chiara Guzzonato
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