Roma, 23 lug. - (AdnKronos) - Il mediterraneo si sta tropicalizzando offrendo un habitat ideale per nuove specie, anche di meduse. E' quello che sta accadendo con le alte temperature di quest'estate, tanto che “le specie tropicali in entrata dallo stretto di Suez si sono raddoppiate”. A tracciare un quadro all'Adnkronos, degli effetti di questo caldo record è Ferdinando Boero, dell'università del Salento, ricercatore del Cnr – Ismar e stazione zoologica di Napoli.
Il maggior afflusso di acqua dal mar Rosso, ad esempio, “ha portato all'ingresso della cephea blue red sea, una medusa rossa tropicale che nel Mediterraneo si trova bene”. In Adriatico, invece, “è abbondante Aurelia, la medusa quattrocchi che non punge. E' quella più comune e teoricamente dovrebbe stare bene in acque fredde ma a quanto pare non è così”.
Segnalata a Malta e a Tunisi, potrebbe arrivare anche da noi Rophilema: “è una medusa, dal diametro di circa 50 cm, molto urticante che oltre, ad essere pericolosa per le persone, crea problemi anche alla pesca”. Attenzione soprattutto in Sicilia.
Un mito da sfatare: non tutte le meduse pungono e fanno male. Alcune sono innocue e belle al punto tale da poter essere un'attrattiva turistica e favorire, perché no, il jellywatching. Da evitare sicuramente è la Pelagia, la medusa violetta con l'ombrello di una decina di centimetri ma con i filamenti molto lunghi. E' ovunque, soprattutto in mar Ligure e Tirreno. “Con questa medusa – avverte il ricercatore - è meglio non fare il bagno”. Da ammirare, invece, abbiamo la Rhizostoma, che si riconosce per le sue grandi dimensioni e dal bordino blu.
Bellissima anche la Cotylorhiza, giallognola e con i tentacoli corti e colorati. La regola però è sempre una: “ammirare e non toccare”. Ma quante sono le specie in tutto? “Solo quelle più grandi, e quindi visibili ai nostri occhi, sono meno di 100 ma continuiamo a trovare specie nuove” grazie alle segnalazioni dei cittadini attraverso l'app MeteoMeduse. La app gratuita, che Focus ha sviluppato in collaborazione con i biologi dell’Università del Salento, CoNISMa e Cnr-Ismar guidati da Ferdinando Boero e Stefano Piraino, consente di mappare la presenza delle varie specie di meduse nei mari italiani.
Dal 2009 ad oggi sono arrivate quasi 20mila segnalazioni. Si tratta del "più importante esperimento di scienza dei cittadini al mondo relativo all'ambiente marino". L'unico, secondo Boero, in grado di fornire informazioni sulle meduse: "attualmente non esistono sensori in grado di vederle. Ad oggi possiamo fare affidamento solo sui nostro occhi".