L'inquinamento luminoso delle nostre città non disturba solo gli animali, ma anche le piante: secondo uno studio pubblicato su PNAS Nexus, le luci artificiali notturne alterano i ritmi circadiani delle piante, allungando in molti casi la stagione dei pollini e il periodo di starnuti e occhi arrossati per gli allergici. «L'impatto è significativo», sottolinea Yuyu Zhou, uno degli autori: «negli Stati Uniti la luce artificiale anticipa notevolmente gli eventi fenologici (ovvero relativi allo sviluppo delle piante, ndr) primaverili e ritarda quelli autunnali».
La colpa è di ALAN. Lo studio ha analizzato i dati satellitari riguardanti le luci artificiali notturne, in inglese chiamate con l'acronimo ALAN (artificial light at night), di diverse città statunitensi tra il 2012 e il 2016. Confrontando questi dati con i cambiamenti stagionali delle piante osservati in circa 3.000 luoghi urbani, gli esperti hanno concluso che ALAN faceva anticipare di circa nove giorni la nascita di nuovi germogli fogliari in primavera, e ritardare di circa sei giorni la colorazione delle foglie in autunno.
Luci e caldo. Studiare l'interazione tra urbanizzazione e fenologia floristica permette anche di capire che impatto abbiano i cambiamenti climatici sulle piante: l'associazione di ALAN e temperature sempre più alte nelle città, per esempio, fa sì che lo sviluppo primaverile delle piante urbane arrivi sempre prima.
Studiare più a fondo l'interazione tra luci artificiali e temperature e capirne gli effetti è fondamentale per sapere cosa aspettarsi dal futuro e prepararsi di conseguenza: «Gli ambienti urbani possono servire come laboratori naturali per studiare la risposta delle piante ai cambiamenti climatici», conclude Zhou.