Roma, 4 mar. - (AdnKronos) - Potenziale riduzione di 1,2 milioni di tonnellate di emissioni di Co2 se la metà dell’energia termica consumata derivasse da combustibili alternativi. E' quanto emerge da uno studio sulle implicazioni ambientali dell’utilizzo di combustibili alternativi derivati da rifiuti, urbani e industriali, nella produzione di cemento coordinato dal Dica (Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale) del Politecnico di Milano, e realizzato nell’ambito del Consorzio Leap (Laboratorio energia e ambiente di Piacenza), centro di ricerca consorziato con l’Ateneo.
Lo studio, presentato oggi a Roma, presso la sede di Confindustria, durante un convegno promosso da Aitec, l'associazione dei produttori di cemento in Italia, ha coinvolto, in particolare, l’analisi al variare della percentuale di sostituzione calorica del combustibile tradizionale con combustibili alternativi, delle caratteristiche ambientali del prodotto finale e delle emissioni atmosferiche degli inquinanti, costituiti da diossine/furani, polveri e metalli pesanti, con particolare riferimento a mercurio, piombo, cadmio e tallio, all’interno del processo di produzione del clinker.
Il complesso delle valutazioni formulate nell’analisi evidenzia l’assenza di variazioni apprezzabili nei valori delle emissioni e nella presenza di inquinanti nel prodotto, in caso di utilizzo di combustibili alternativi. Secondo l’ultimo rapporto di sostenibilità Aitec nel triennio 2011 -2013 si è registrata una riduzione delle emissioni di Co2 climalteranti pari a circa 305.000 tonnellate in virtù del maggior tasso utilizzo dei combustibili alternativi, aumentato dall’ 8 all’11,4%.
Con riferimento alle emissioni, lo studio evidenzia che l’incremento della sostituzione calorica tramite l’utilizzo di combustibili alternativi non determina variazioni apprezzabili nelle concentrazioni dei metalli pesanti al camino, né in relazione alla tipologia del processo di cottura nel suo complesso né di quella del combustibile secondario. I valori emissivi rilevati a sostituzione termica nulla non risultano significativamente diversi da quelli misurati durante l’esercizio con combustibili alternativi, indipendentemente dall’apporto in alimentazione.
Per diossine e furani non si rilevano correlazioni evidenti tra le concentrazioni al camino e l’aumento della sostituzione termica con combustibile alternativo. In particolare, gli impianti dotati di preriscaldatore a cicloni e precalcinatore sono quelli che consentono di ricorrere con maggiore sicurezza a livelli di sostituzione termica più elevati, senza il rischio di un potenziale incremento delle presenze emissive al camino.
Inoltre, l’utilizzo di combustibile alternativo e, più in generale, il processo produttivo del cemento non appaiono in grado di determinare effetti apprezzabili sulle presenze atmosferiche dell’ultrafine.