Sono 30.178 le specie viventi a rischio estinzione - oltre una su quattro, tra le 112.432 studiate dalla Lista Rossa IUCN. L'inventario più completo dello stato di conservazione degli organismi biologici include comunque il 27% soltanto delle creature conosciute: secondo una stima elaborata quest'anno dalle Nazioni Unite, un milione di specie sulla Terra rischia di scomparire, a causa della frammentazione dell'habitat operata dall'uomo, del sovrasfruttamento delle risorse terrestri, dell'inquinamento e dei cambiamenti climatici.
La nuova edizione dell'elenco di specie a rischio pubblicata dall'International Union for Conservation of Nature il 10 dicembre comprende 1.840 "new entry", alcune delle quali apparentemente avviate verso un destino inevitabile: 73 specie si sono assottigliate di numero nonostante gli sforzi di conservazione. Tra questi ci sono il Rousettus madagascariensis, un pipistrello del Madagascar in pericolo di estinzione a causa della caccia, e il Procolobus rufomitratus, un raro primate del Kenya a rischio critico di scomparsa per la perdita dell'habitat.
Perse per sempre. Almeno tre specie di uccelli sono state di recente dichiarate estinte, principalmente per l'ingerenza dell'uomo nel loro habitat. Si tratta di un pennuto hawaiano chiamato po'ouli e di due passeriformi del Brasile, il Cichlocolaptes mazarbarnetti e il Philydor novaesi. Un altro volatile, l'ara di Spix (Cyanopsitta spixii), animale tropicale brasiliano che ha ispirato il film di animazione Rio, esiste oggi solo in cattività. Il po'ouli era protetto dall'Endangered Species Act, la legislazione di riferimento negli USA per la conservazione animale, recentemente indebolita da Trump.
Un mondo più caldo e inospitale. Altri animali, come la nacchera (Pinna nobilis), un grande bivalve endemico dei nostri mari, sono stati aggiunti alla lista a causa di morie di massa causate da patogeni o dalla proliferazione di specie invasive. Tra le piante risulta particolarmente a rischio l'eucalipto: un quarto di tutte le specie è minacciato di estinzione, e la quasi totalità di queste piante si trova in Australia, dove è cibo per i koala. Sempre in Australia, il 37% dei pesci d'acqua dolce rischia di scomparire, in oltre la metà dei casi per effetto diretto dei cambiamenti climatici.
Le conseguenze più estreme del global warming, come l'intensificarsi degli uragani, hanno portato sull'orlo dell'estinzione il pappagallo imperiale (Amazona imperialis), uccello simbolo dell'isola di Dominica. Negli ultimi 30 anni, la popolazione di squalo nutrice codacorta (Pseudoginglymostoma brevicaudatum), nell'Oceano Indiano, si è ridotta dell'80% per effetto del global warming e della pesca indiscriminata.
Sforzi premiati. Ci sono state, tuttavia, almeno una decina di storie di successo, che hanno portato a migliorare lo stato di conservazione di otto specie di uccelli e due specie di pesci di acqua dolce.
Il rallo di Guam (Gallirallus owstoni), un uccello dell'omonima isola del Pacifico incapace di volare, è diventato il secondo pennuto nella storia a risollevarsi dopo essere stato dichiarato estinto in natura. L'ultimo esemplare fu ucciso nel 1987, ma dopo un programma di allevamento in cattività di successo, l'animale è stato reintrodotto nella vicina Cocos Island. Un altro programma di conservazione ha resuscitato il parrocchetto di Mauritius (Psittacula eques).
«La ripresa del rallo di Guam e del parrocchetto di Mauritius è una prova fantastica di quanto un'azione mirata di conservazione possa risultare efficace» spiega Ian Burfield, di BirdLife International. «Tuttavia, è importante notare che non tutte le specie possono essere riportate indietro dall'orlo dell'estinzione, soprattutto se il loro habitat naturale è andato distrutto. La priorità dovrebbe essere sempre conservare gli habitat e prevenire il declino e l'estinzione sin dall'inizio».