Secondo un recentissimo rapporto dell'Onu, negli agglomerati urbani di tutto il mondo vivono oltre 3,9 miliardi di persone, il 54% dell’intera umanità. Le città producono anche circa il 70% dell’anidride carbonica che contribuisce all’effetto serra. Molte di esse hanno il problema di essere costruite vicino alla costa, e di essere quindi molto più vulnerabili all’innalzamento del livello del mare, un altro degli effetti del riscaldamento globale (vedi il rapporto dell'Onu World Urbanization Prospects).
Tentacoli urbani. Si pensava però che la superficie occupata dalle città, nonostante il loro impatto, fosse limitato a 1-3% del pianeta. Un progetto tedesco, chiamato Global Urban Footprints, ha però chiarito come questo dato sia molto sottostimato. Usando 180.000 immagini di due satelliti tedeschi (TerraSAR-X and TanDEM-X) il gruppo di lavoro del German Remote Sensing Data Center - che appartiene al German National Aeronautics and Space Research Center - ha scoperto che la superficie occupata è superiore a quanto si pensava; questo perché le immagini sono in grado di distinguere particolari che sfuggivano alle analisi precedenti. I ricercatori non sono ancora pronti a dare un numero preciso di quanta superficie le città occupino (in fondo, sono tedeschi...) ma sono certi gli agglomerati abbiano un impatto molto maggiore delle stime precedenti.
"Polpi" urbani. Le immagini satellitari (in un rigoroso bianco e nero) mostrano anche come lo sviluppo delle città avvenga con modalità diverse secondo la struttura del territorio e la storia della nazione. Molte crescono radialmente, come una coltura di batteri su una piastra di Petri, altre, come Il Cairo, seguono l'andamento del fiume Nilo e assomigliano a un ventaglio. Le città agricole degli Stati Uniti, infine, si sono organizzate in una struttura a griglia che copre il territorio.