Tra tutte le conseguenze del clima che cambia, è probabilmente la meno importante. Ma letta in questi giorni fa quanto meno impressione: tra pochi decenni la maggior parte delle città del Pianeta potrebbe essere troppo "rovente" per ospitare le Olimpiadi estive.
Nel 2085, meno di 10 città dell'emisfero nord al di fuori dell'Europa occidentale avrebbero temperature abbastanza miti da consentire lo svolgimento di sport all'aperto. È quanto si apprende da un'analisi dell'Università della California-Berkeley pubblicata su The Lancet.
Il metodo. I ricercatori sono arrivati a questa conclusione analizzando l'irradiazione di calore, l'umidità, la temperatura e i dati sui venti di una serie papabili città olimpiche, attraverso due diversi modelli climatici, combinati per ricavare una misurazione dell'umidità assoluta dei vari ambienti.
Il team si è concentrato sulle città dell'emisfero settentrionale, dove abita il 90% della popolazione, e in particolare su quelle con più di 600 mila abitanti (una condizione necessaria per candidarsi ad ospitare le Olimpiadi).
A questo punto, si sono escluse dalla lista dei potenziali siti ospiti, tutte quelle città che avessero una probabilità maggiore del 10% di dover cancellare una maratona per ragioni legate al clima. Oggi il criterio del 10% è usato, per esempio, per scegliere le città olimpiche invernali: se in una di esse ci sono chance troppo basse di nevicate, si tenderà a preferire un'altra candidata.
Troppo calde. È così emerso che, tra 70 anni, soltanto una manciata tra le 543 possibili città candidate dell'emisfero Nord potrebbe ospitare i Giochi. Istanbul, Madrid, Roma, Parigi e Budapest - che hanno lottato o stanno lottando per diventare città olimpiche nelle prossime edizioni - non avrebbero un clima accettabile. E nemmeno Tokyo, che ospiterà i Giochi nel 2020, potrebbe garantire nel 2085 le condizioni di sicurezza e salute indispensabili per lo svolgimento delle gare all'aperto.
Scelta ristretta. Rimarrebbero San Pietroburgo (Russia), Riga (Lettonia), Biškek (Kirghizistan), Ulan Bator (Mongolia), Calgary (Canada), Vancouver (Canada), e San Francisco (USA), oltre a 25 più piccole città dell'Europa occidentale. Nessuna metropoli latino americana o africana garantirebbe un clima accettabile.
Certo, si tratta soltanto di un modello, e su un evento tutto sommato circoscritto (che si potrebbe, per esempio, decidere di svolgere al chiuso, o in un altro periodo). Ma è sufficiente per rendere più concreto l'impatto dei cambiamenti climatici sulla nostra vita quotidiana.