Ecologia

Le notti in bianco del global warming

Dormito male? L'insonnia da riscaldamento globale è destinata a diventare sempre più comune: nei prossimi 40 anni, i sonni funestati dal caldo potrebbero raddoppiare.

Le conseguenze del clima che cambia ci riguardano più da vicino di quanto si tenda a pensare. Presto la questione riguarderà anche la qualità del nostro sonno: nel 2050 le notti insonni dovute alle alte temperature saranno due volte più comuni rispetto a oggi. Lo sostiene uno studio dell'università di Harvard, il più ampio mai condotto sul rapporto tra sonno e riscaldamento globale.

Effetti visibili. I ricercatori hanno studiato una serie di questionari sul riposo notturno sottoposti a 765.000 cittadini statunitensi tra il 2002 e il 2011, ai quali si chiedeva quante volte avessero dormito male negli ultimi 30 giorni. La media delle risposte ha messo in evidenza che temperature notturne più alte di 1 °C rispetto alla media mensile sono collegate a tre notti di sonno inadeguato in più al mese ogni 100 individui.

Philippe Clement/Nature Picture Library/contrasto
Molti animali hanno già ridotto i tempi di ibernazione a causa dei cambiamenti climatici. Vedi anche: 9 cose che forse non sai sul sonno animale

Sonno funesto. Poiché le temperature globali sono già aumentate di 1 °C rispetto all'era pre-industriale, e quelle notturne stanno salendo più velocemente di quelle diurne, i nostri sonni ne stanno già risentendo.

Entro il 2050, a causa della calura ci saranno 6 notti insonni in più al mese ogni 100 persone, con le conseguenze peggiori sulle famiglie anziane o meno abbienti, quelle che in genere non possono permettersi sistemi di raffrescamento e aria condizionata.

Un terzo del campione analizzato riporta già ora disturbi del sonno, collegati a un ampio spettro di problemi per la salute, dal diabete alla depressione, alle malattie cardiovascolari.

29 maggio 2017 Elisabetta Intini
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